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Cronaca

Differenziata, Palermo si ferma al 15%: la provincia si conferma fanalino di coda nella raccolta in Sicilia

I dati relativi al 2020 resi noti da Legambiente. La performance della Città metropolitana si attesta al 29,68%, senza nessun particolare incremento rispetto al 29,04% del 2019. La città, invece, perde addirittura due punti percentuali. Dodici i comuni "rifiuti free". Il presidente Zanna: "Sì a impianti per il recupero e il riciclo, no agli inceneritori" 

La provincia di Palermo anche nel 2020 si conferma fanalino di coda nella raccolta differenziata in Sicilia: solo 37 comuni su 82 superano il 65 per cento, erano 24 nel 2019. La performance provinciale si ferma al 29,68 per cento, senza nessun particolare incremento rispetto al 29,04 per cento del 2019. A pesare è il dato del comune di Palermo fermo al 15 per cento, addirittura peggio di 2 punti percentuali rispetto al 2019. Dodici i Comuni rifiuti free con una produzione di indifferenziata inferiore a 75 chili per abitante: San Giuseppe Jato, Trappeto, Santa Cristina Gela, San Cipirello, Giardinello, Montelepre, Altofonte. Campofiorito, Contessa Entellina, Prizzi, Gratteri e Isnello. Incoraggiano i dati del primo semestre del 2021 di alcuni comuni che hanno fatto un grosso balzo in avanti e di grossi centri del palermitano come Termini Imerese e Bagheria che passano dal 35 ad oltre i 65 per cento.

Questi i dati emersi nel quarto appuntamento degli Ecoforum provinciali, organizzati nell’ambito della terza edizione della campagna Sicilia Munnizza Free, svoltosi a Partinico nella Reale Cantina Borbonica. “Mentre, ormai, quasi tutti i comuni palermitani stanno raggiungendo il 65 per cento di raccolta differenziata grazie al porta a porta, ancora nel capoluogo - dichiara Tommaso Castronovo, responsabile Rifiuti ed economia circolare di Legambiente Sicilia - si balbetta sui prossimi step per coprire solo altri 50 mila abitanti. Eppure, i risultati, potremmo dire, sono sorprendenti - con oltre il 60 per cento di RD - in quella parte di città dove i cittadini sono serviti dal porta a porta, attualmente quasi 200 mila abitanti. Non serve buttare 30 milioni per ampliare la discarica di Bellolampo, ma occorre investire questi soldi per riorganizzare la Rap. Ci sono oltre 14 milioni di euro disponibili per potenziare la raccolta differenziata per la città metropolitana, bisogna spenderli bene e al più presto per estendere il porta a porta in tutta la città per fare balzare in avanti in tutta la provincia”.

Nel corso dell'incontro sono emerse anche altre criticità, come la presenza diffusa di microdiscariche e la mancanza di controlli e la carenza della situazione dell’impiantistica. "Allo stato attuale l’impiantistica a servizio della raccolta differenziata - denuncia Legambiente - è del tutto insufficiente per gestire il fabbisogno di trattamento dei rifiuti, come nel caso dell’organico prodotto dai comuni della provincia, con soli cinque impianti esistenti con una capacità autorizzata di 71 mila t/a a fronte di un fabbisogno di 85 mila t/a, costringendo i comuni a sopportare costi inaccettabili di conferimento per oltre 200 euro a tonnellata. Eppure, non mancano i progetti e gli impianti innovativi proposti dalle Srr e da operatori privati". È il caso dell’impianto di biodigestione anaerobica di Bellolampo che dovrebbe trattare 180 mila t/a di Forsu e del polo impiantistico previsto a Castellana per la valorizzazione della frazione umida per 30 mila t/a per la produzione di biometano, con recupero di materia della frazione residuale e il trattamento di Raee e ingombranti.

“Occorre accelerare e semplificare le procedure per l’autorizzazione alla realizzazione di questi impianti per il recupero e il riciclo di cui c’è dannatamente bisogno, - dichiara Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia - affinché gli sforzi che stanno facendo i cittadini e le amministrazioni comunali per aumentare i livelli di raccolta differenziata non siano vani e possano, invece, vederne i benefici nella riduzione della tariffa. Gli inceneritori proposti dalla Regione non li vuole nessuno, né le Srr, né i comuni, né i cittadini, perché è sotto gli occhi di tutti che non risolverebbero affatto l’emergenza di questi giorni, si tradurrebbero in un salasso per i cittadini e farebbero la fine dell'inceneritore della Sardegna che è in perdita, non avendo rifiuti da bruciare grazie al 75 per cento di raccolta differenziata raggiunta dai sardi”.


 

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