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Cronaca

L'addio del questore Cortese: "Ho il cuore spezzato, Palermo è la parte migliore di me"

Il funzionario è stato rimosso dal suo incarico dopo la sentenza di condanna in primo grado inflittagli dal tribunale di Perugia per il caso di Alma Shalabayeva. In una lettera, il suo "grazie" alla città: "Ho visto Palermo distrutta, oggi si è ripresa il futuro. Mi ha insegnato che dopo ogni caduta è possibile rialzarsi"

"Ciao Palermo, ho immaginato tanto questo momento e sì... è arrivato. E' arrivato il momento di andare, di partire, di lasciarti... con il cuore spezzato vado via da una città che mi ha accolto con affetto, che mi ha visto crescere ed invecchiare, che mi ha visto soffrire e gioie e che con me ha sofferto e gioito". Inizia cosi la lettera che il questore Renato Cortese indirizza virtualmente a tutta la città per salutarla. Il funzionario è stato rimosso dal suo incarico dopo la sentenza di condanna in primo grado inflittagli dal tribunale di Perugia per il caso di Alma Shalabayeva.

La vicenda risale alla notte tra il 28 e 29 maggio 2013, quando Alma Shalabayeva e la figlia furono prelevate dalla polizia nella loro abitazione di Casalpalocco. Le forze dell'ordine cercavano il marito, il dissidente kazako Muktar Ablyazov, ma alla donna venne contestata l'accusa di possesso di un passaporto falso. Due giorni dopo venne firmata l'esplusione e furono rimpatriate. Una vicenda che sollevò polemiche e che portò nel luglio dello stesso anno alle dimissioni del capo di gabinetto del ministero dell'Interno Giuseppe Procaccini. Non passò invece la mozione di sfiducia per l'allora capo del Viminale Angelino Alfano. La donna e la figlia sono poi tornate in Italia e a Shalabayeva nell'aprile 2014 è stato riconosciuto l'asilo politico. Cortese era all'epoca dei fatti contestati a capo della Squadra Mobile di Roma.

Adesso per Cortese scatta l'avvicendamento e viene messo "a disposizione dell'amministrazione della Pubblica sicurezza". Un brusco stop per la sua carriera, per il suo legame con Palermo.

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"Io - scrive adesso Cortese - ho visto una Palermo distrutta, schiacciata e disorientata dalla ferocia e dalla barbarie della mafia, e ho lottato con lei e per lei... Sono stati anni duri, difficilil, costellati di morti, ma ognuno di essi è stato un seme... Il seme della coscienza civile, del riscatto, della legalità, della giustizia. E oggi tutti i sacrifici, le speranze e i comuni desideri si stanno realizzando. Oggi vedo una Palermo sempre straordinariamente bella, affascinante e testarda, che si è ripresa quello che credevano di poterle strappare: il futuro.
Oggi vedo il cambiamento, sento il cuore pulsante di una capitale europea, moderna, centro della cultura, della solidarietà, dell'accoglienza".

Nelle parole di Cortese un accenno al passato, al suo lungo legame a doppio filo con il capoluogo siciliano. Il ruolo di questore lo ha assunto nel 2017, ma si è trattato di un ritorno. C'era lui a capo della sezione catturandi l'11 aprile 2006, quando a Corleone fu trovato e ammanettato il superboss Bernando Provenzano. C'è il suo lavoro e quello della sua squadra dietro la cattura di ricercati come  Gaspare Spatuzza, Enzo e Giovanni Brusca, Pietro Aglieri, Benedetto Spera e Salvatore Grigoli.

"Palermo - prosegue Cortese - ha saputo aspettarmi e accogliermi nuovamente da questore, regalandomi la sua forza, la sua resilienza, il suo coraggio, che ho visto negli occhi delle persone che ho incontrato nelle strade, nel calore delle mani che ho stretto in questi anni, nell'antusiasmo dei giovani con cui ho parlato. Palermo mi ha insegnato che dopo ogni caduta è possibile rialzarsi e che nei momenti più bui biogna andare avanti e trovare la forza... Palermo è la parte migiore di me. Una bellezza caleidoscopica, dai mille volti: quello della soldarietà, della speranza, del coraggio, della cultura, della coscienza civile, della sete di giustizia, della curiosità, dell'amore che porterò con me nel continuare il mio cammino...Grazie Palermo, ciao Palermo, arrivederci Palermo".

La lettera di saluto del questore Renato Cortese

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