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VIDEO | Gli infermieri si prelevano il sangue per protesta davanti alla Regione: "C'è rimasto solo questo"

Gli operatori sanitari aderenti al Nursind sono scesi in piazza, nel giorno dello sciopero nazionale, per chiedere maggiore dignità per una categoria ormai allo stremo, sfiancata dalla pandemia. Manifestano per la stabilizzazione e per avere stipendi in linea con gli standard europei. "Non vogliamo più gli applausi, siamo professionisti non eroi"

Hanno donato il loro sangue in piazza in segno di protesta, perché hanno dato tutto in questi anni e tutto sono disposti ancora a dare, pure la loro vita, ma pretendono rispetto per la professione. Centinaia di infermieri siciliani hanno manifestato davanti a Palazzo d’Orleans nel giorno dello sciopero nazionale proclamato dal sindacato Nursind. In Sicilia una folta delegazione di operatori sanitari provenienti da tutte le province è scesa in strada per urlare il proprio grido di dolore.

“La manifestazione è riuscita – dice Salvo Calamia, coordinatore regionale del Nursind – vogliamo sensibilizzare cittadini e istituzioni sulle gravi criticità che ogni giorno siamo costretti ad affrontare per garantire una corretta assistenza ai pazienti. Abbiamo inoltrato delle proposte a tutte le regioni e adesso tocca a loro rispondere. Noi siamo pronti a continuare a oltranza, adesso basta”. Il sindacato lamenta stipendi tra i più bassi d’Europa, gravi carenze d’organico, problemi di sicurezza sul lavoro. Chiede di stabilizzare i precari e accelerare con i concorsi e la mobilità. “Basta con i contratti a partita iva e co.co.co – dicono - la professione infermieristica e sanitaria merita rispetto e stabilità”.

Tra le proposte del sindacato autonomo alle regioni ci sono “l’adeguamento dello stipendio degli infermieri e delle ostetriche alla media degli altri Paesi europei, l’aumento dei posti di infermieri e ostetriche docenti nelle università al fine di formare più infermieri, il superamento del vincolo di esclusività per poter garantire standard assistenziali in tutte le strutture sanitarie pubbliche e private”. E ancora, “riconoscere il carattere usurante della professione infermieristica, rivedere le competenze e prevedere standard assistenziali basati su studi scientifici e non su esigenze di contenimento della spesa”.

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