Disturbi da esposizione prenatale al Thc, finanziato progetto: prof palermitana nel team
Si chiama Carla Cannizzaro ed è associato di Farmacologia del Dipartimento ProMise. La ricerca che sta portando avanti identificherà le strategie efficaci per la prevenzione e per il trattamento delle alterazioni neurobiologiche nella prole
Un progetto per studiare i disturbi indotti dall’esposizione prenatale al Thc con un approccio multidisciplinare. Si chiama Dietami ed è risultato primo, nel settore Life Science, tra quelli presentati in risposta all’Avviso FISR 2019 e finanziati attraverso le risorse del Fondo integrativo speciale per la ricerca. Nel team c'è anche una docente dell'Università di Palermo: Carla Cannizzaro, associato di Farmacologia del Dipartimento ProMise. Completano il gruppo di ricerca Claudio D'Addario, associato di Biologia Molecolare dell'Università di Teramo, e Miriam Melis, associato di Farmacologia dell’Università di Cagliari e responsabile scientifico della proposta. “Le evidenze cliniche - spiegano i ricercatori - mostrano come la progenie esposta in utero al Thc presenti ridotte capacità attentive, di apprendimento e risoluzione dei problemi, iperattività, aumento dell'impulsività, propensione ai comportamenti a rischio e propensione agli episodi psicotici".
I dati preliminari sono stati ottenuti in diversi modelli animali di esposizione prenatale al Thc e indicano infatti adattamenti molecolari e cellulari duraturi del circuito cerebrale della gratificazione, che si traducono in correlati comportamentali di disregolazione affettiva e vulnerabilità alla dipendenza. Alla loro raccolta oltre alla professoressa Cannizzaro hanno partecipato Fulvio Plescia, Anna Brancato e Valentina Castelli. Grazie al finanziamento ottenuto, che ammonta ad un totale di 1.185.054,40 euro, lo studio Dietami identificherà i substrati neurobiologici dell'aberrante sviluppo cognitivo ed esecutivo dovuto all'esposizione in utero al Thc e le strategie efficaci per la prevenzione e il trattamento delle alterazioni neurobiologiche nella prole, che potrebbero conferire vulnerabilità a numerose condizioni psichiatriche. “Questo risultato - commentano dall'Università - è un elemento di grande soddisfazione e richiama l’attenzione verso l’elevata qualità della ricerca che il laboratorio di Neuropsicofarmacologia dell'Università degli Studi di Palermo sta conducendo con grande impegno”.