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Cronaca

"Nessun doppio lavoro e nessuna truffa all'università": prosciolto un prof di Ingegneria

Il gup ha ritenuto che non vi siano elementi per sostenere l'accusa nei confronti di Vincenzo Franzitta, finito sotto inchiesta nel 2019 perché, secondo la Procura, non avrebbe dichiarato il suo impiego nell'azienda della moglie. Per il giudice si tratta di "un'attività di consulenza, compatibile con la docenza". Restituiti 63 mila euro all'imputato

Era finito sotto inchiesta nel 2019 con l'accusa di truffa ai danni dell'università perché, secondo la Procura, avrebbe svolto senza dichiararlo anche un secondo lavoro, quello di amministratore di fatto di un'azienda intestata alla moglie. Per questo, al professore di Ingegneria Vincenzo Franzitta erano stati anche sequestrati 63 mila euro. Per il gup Simone Alecci, però, le accuse sono totalmente infondate e così, al termine dell'udienza preliminare, ha disposto il non luogo a procedere per l'imputato.

Per il giudice, che ha accolto le tesi dell'avvocato Carlo Emma, non ci sono gli elementi per poter sostenere l'accusa in dibattimento e l'attività svolta da Franzitta - che è stato anche presidente del Consiglio del quartiere Libertà, di Legambiente Palermo nonché senatore accademico all'università - nella ditta della moglie può tranquillamente essere considerata una "attività di consulenza, liberamente espletabile dal docente universitario in regime di tempo pieno con l'unico (ed imprescindibile) limite dell'assenza di conflitto di interessi con l'ente accademico (conflitto del tutto insussistente nel caso specifico, tant'è che l'ufficio di Procura non ne ha correttamente contestato la ricorrenza)", come si legge nel provvedimento di proscioglimento.

Non solo. Secono il giudice "la condotta ascritta all'imputato sublimerebbe esclusivamente nell'omissione informativa nei confronti dell'università" ed "è palese che il costrutto accusatorio esibisca sin dal suo momento genetico alcuni elementi di friabilità strutturale sul crinale della qualificazione giuridica dei fatti". Questo perché il pm non avrebbe dimostrato in concreto gli "artifizi" e i "raggiri" - necessari per contestare la truffa - che l'imputato avrebbe messo in atto per nascondere il presunto doppio lavoro.

Infine, il gup rimarca che diventa "difficilmente sostenibile in giudizio l'assunto accusatorio, tanto più ove si consideri che difetta del tutto la prova di un effettivo nocumento patito dall'ateneo (avendo il professore Franzitta dimostrato di aver correttamente assolto, nel periodo in contestazione, tutti i compiti istituzionali cui era preposto)". Da qui il proscioglimento e anche la restituzione delle somme sequestrate al docente universitario.
 

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