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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Depistaggio via D'Amelio, quei "non ricordo" del poliziotto su Scarantino: "Sono devastato, sto male"

Il processo che vede alla sbarra tre agenti, accusati di calunnia in concorso, inizia con un botta e risposta tra un sovrintendente e il pm. A sedere sul banco dei testimoni c'è Di Gangi, che presentava servizio per il gruppo investigativo 'Falcone e Borsellino' dopo le stragi mafiose del 1992

Inizia con un botta e risposta tra accusa e teste il processo sul depistaggio sulla strage di via D'Amelio che vede alla sbarra tre poliziotti, accusati di calunnia in concorso, Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, tutti presenti in aula a Caltanissetta. Tanti, troppi i 'non ricordo' del poliziotto sulla gestione dell'ex pentito Vincenzo Scarantino, che oggi viene sentito come teste al processo e alla fine il pm Stefani Luciani sbotta: "Ma non ricorda proprio niente, sovrintendente!". E il poliziotto, Giuseppe Di Gangi, replica a sorpresa: "Io sono devastato da questa situazione, pubblico ministero. Sto molto male, soffro di depressione per questa vicenda. La prego di non fare facile ironia sulla mia situazione di salute. Sono qui per rispetto al Tribunale".

A sedere sul banco dei testimoni c'è Di Gangi, sovrintendente che presentava servizio presso il gruppo investigativo 'Falcone e Borsellino' dopo le stragi mafiose del 1992. In passato era stato indagato sempre a Caltanissetta ma la sua posizione era stata archiviata. Di Gangi, oggi testimone, spesso risponde al pm Stefano Luciani con un laconico 'Non ricordo' sulla gestione dell'ex pentito Scarantino, sia a Palermo che a San Bartolomeo a mare, in Liguria, nel 1994.

"Sulla strage di via d'Amelio ho fatto solo qualche accertamento, mi sono occupato delle intercettazioni per la cattura e qualche accertamento. Per esempio mi sono recato a Bologna per vedere se Gaetano Scotto era in quella città durante il periodo della strage - inizia la sua testimonianza Di Gangi -. Ma non ricordo sopralluoghi con Scarantino, non penso. Io mi sono occupato della strage di Capaci". A giugno '94 Scarantino viene affidato al gruppo Falcone e Borsellino per effettuare questo tipo di attività.

Poi il pm Stefani Luciani gli mostra il documento che prova tutte le ore di straordinario fatte da Di Gangi in quel periodo proprio per la gestione di Scarantino. "Risulta che il 29 giugno 94 tra i componenti della squadra F ci fosse proprio lei e aveva fatto servizio 16-20 e 0-4, non ricorda?". E Di Gangi replica con u n altro "no". "Aveva in carico Scarantino?" domanda il pm e il poliziotto: "Non ne ho ricordo, altrimenti glielo direi. Che motivo avrei? Piuttosto cosa è successo il 29 giugno?". Ma il pm va su tutte le furie e sbotta: "Qui le domande le faccio io" e rivolgendosi al Presidente del Tribunale dice: "Ammonisca il teste". Poi il dibattimento prosegue: "Se risulta dallo straordinario avrò partecipato ma non glielo so dire, le direi una fesseria", dice. Il pm insiste: "Nell'ambito della sua attività ha fatto servizio fuori sede? In quel periodo per Scarantino, poi siamo stati a Bologna, successivamente per Scarantino a San Bartolomeo".

E prosegue: "Io ho iniziato come primo servizi poco prima che Scarantino andasse via da Jesolo e l'ultimo servizio lo feci quando c'è stata la colluttazione, quando Scarantino si è avventato contro il dottore Bo a San Bartolomeo a mare. Quella è stata l'utima volta che vidi Scarantino e non ci siamo più occupati della sua gestione". E spiega: "Non so quantificare le volte che ho svolto questo servizio". Ma il pm Luciani insiste: "Dalle carte risulta che in otto circostanze ha prestato servizio con Scarantino. Nel '94, ha pure trascorso il Capodanno con Scarantino. Possibile che non ricordi?". E a quel punto il teste sottolinea: "Io sono veramente devastato da questa situazione, io sto male, sono in stato di depressione, non faccia ironia". La deposizione prosegue con la testimonianza del poliziotto.

(Fonte: AdnKronos)

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