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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Falsomiele

"Sparò e uccise il genero per legittima difesa": condannato, ma il processo è da rifare

La Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di condanna per Gioacchino Di Domenico. Aprì il fuoco contro l'ex della figlia che non si era rassegnato alla fine della relazione e che un giorno, dopo varie minacce, si era presentato a casa loro

Uccise con due colpi di fucile il genero che dava il tormento alla figlia e alle due loro bambine, ma la Cassazione adesso invita a valutare la possibilità di celebrare un nuovo processo tenendo in conto la legittima difesa. La prima sezione della Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza con la quale Gioacchino Di Domenico (67 anni), condannato a 9 anni per omicidio volontario. La vittima era Emanuele Pilo, operaio dell’Amia di 27 anni che non si sarebbe mai rassegnato per la fine del suo matrimonio, arrivando anche alle minacce di morte. Sarà fondamentale chiarire se abbia violato o meno il domicilio del suocero.

I fatti avvennero nell’ottobre del 2012 a Falsomiele, più precisamente in via Brasca. L’operaio si presentò a casa della famiglia della sua ex, con la quale si era sposato e in otto anni aveva avuto due figli. Poi lei decise di lasciarlo, ma lui non si sarebbe mai rassegnato e iniziò a perseguitarla. Era stato sottoposto al divieto di avvicinamento - riporta il Giornale di Sicilia - ma lo aveva violato più volte. L’1 ottobre di cinque anni fa Pilo si presentò in via Brasca dopo una delle sue telefonate minacciose. Prima presi a calci il cancello, poi iniziò a scavalcarlo. Di Domenico cercò di cacciarlo e gli urlò contro, poi entrò in casa e afferrò il suo fucile calibro 12 regolarmente detenuto.

Due colpi e l’operaio stramazzò al suolo. Il suo corpo fu trovato vicino a un grosso coltello da cucina e Di Domenico venne arrestato, trascorrendo un anno agli arresti domiciliari. Poi il processo con il rito abbreviato che gli costò la condanna per omicidio volontario nel 2014. In appello gli fu ridotta la pena di otto mesi perché i giudici hanno riconosciuto l’attenuante della provocazione che avrebbe provocato l’ira e la reazione del suocero. I dubbi sul fatto che Pilo si fosse portato dietro il coltello (o che sia stato messo successivamente) sono passati in secondo piano perché comunque ha violato il loro domicilio.

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