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Cronaca

"Provenzano non tentò il suicidio" Il Dap: “Fu solo una simulazione”

Infilò la testa dentro un sacchetto in plastica mentre stava parlando con gli agenti, ma "per fermare il boss non vi fu bisogno di fare irruzione in cella". Adesso "Binu" è sottoposto ad una sorveglianza altissima

Infilò la testa dentro un sacchetto in plastica mentre stava parlando con gli agenti: per fermare Bernardo Provenzano non vi fu bisogno di fare irruzione in cella. Dunque nessun tentativo di suicidio almeno secondo quanto sostiene in una relazione il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap), che ha archiviato il caso come una simulazione o come la manifestazione di un evidente stato di disorientamento mentale dell'anziano detenuto.

L'episodio risale alla notte tra il 9 e il 10 maggio e fu scoperto da un ispettore e da un agente, che avevano appena preso il posto di altri due colleghi, per il turno di notte. Mentre parlava con loro, Provenzano aveva cominciato ad armeggiare con qualcosa e i due sorveglianti gli avevano chiesto cosa stesse facendo. Subito dopo avevano invitato il boss a consegnare il sacchetto e lui lo aveva passato attraverso la grata della porta. Non fu così necessario entrare nella cella e perquisirla. Da due settimane Provenzano è sottoposto ad altissima sorveglianza (prima era "alta") e ogni cinque minuti viene osservato attraverso lo spioncino e con l'apertura del "blindo", la porta corazzata che "copre" il cancello della cella.

Inoltre sono state anche piazzate delle telecamere che lo riprendono 24 ore su 24, all'interno della sua stanza blindata, e gli è stato tolto tutto il materiale, come sacchetti e cinture, che potrebbe utilizzare per un eventuale tentativo di suicidio. Della possibile demenza di "Binu" parlano da tempo i difensori e i familiari, ma due perizie, una medica e una psichiatrica, lo hanno ritenuto capace di rimanere detenuto e di partecipare coscientemente ai processi.

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