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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Politeama / Via Emerico Amari

Palermo in piazza per i migranti, presidio del Forum antirazzista: "Aprite i porti"

L'iniziativa è un modo per esprimere dissenso verso la scelta del Governo di chiudere i porti italiani alla nave Aquarius che trasporta oltre 600 migranti: "Chiediamo che possano attraccare al più presto per salvaguardare la sicurezza dell'equipaggio e dei passeggeri"

Un presidio per aprire i porti ai migranti. Ad indirlo per questa sera, alle 21, davanti all’ingresso del porto, in via Amari è il Forum Antirazzista. Il nuovo Governo, nella persona del ministro dell'Interno Matteo Salvini ieri ha deciso di chiudere i porti italiani alla nave Aquarius a bordo della quale ci sono 629 persone tra donne, uomini e bambini. La manifestazione è un modo per esprimere dissenso verso questa scelta politica.

"Questa sera ci riuniamo simbolicamente al porto - spiegano gli organizzatori - per presidiarlo e testimoniare la nostra vicinanza a 629 tra donne, uomini e bambini che si trovano da giorni in mezzo al mare, sulla nave Aquarius a poche ore di navigazione dalle nostre coste. Stessa sorte tocca alla nave SeaWatch. Chiediamo che possano attraccare al più presto, senza alcuna condizione e in estrema urgenza, per salvaguardare la sicurezza dell'equipaggio e dei passeggeri. Crediamo che alimentare false notizie, inventarsi e vendere soluzioni impraticabili, sia pericoloso e inumano. I trattati vanno rivisti ma non sulla pelle dei rifugiati ed è impensabile che Malta, un'isola più piccola del Comune di Enna, possa farsi carico dei flussi nel Mediterraneo. Palermo si colloca fra le città che hanno voluto disallinearsi da questo conformismo razzista, dichiarandosi pronta ad accogliere l’imbarcazione Acquarius. Le dichiarazioni di Orlando e di altri sindaci, in queste ore, sono un segnale importante, ma non basta. Occorre che tutte le persone di buon senso si organizzino per rigettare questa marea nera che sembra sommergerci e combattere le menzogne su cui poggia questa retorica razzista".

Orlando contro Salvini: "Dice stupidaggini, il nostro porto è aperto"

All'iniziativa ha aderito anche Rifondazione Comunista Palermo e il Coordinamento di Sinistra Comune. "La propaganda del nuovo governo reazionario e populista - dichiara in una nota Vincenzo Fumetta segretario provinciale di Rifondazione Comunista Palermo - inizia a trasformarsi in atti concreti iniziando dagli ultimi, innocenti che hanno la sola colpa di scappare da guerre e miseria. La nostra città per anni è stata una città resistente rispetto alle politiche migratorie dell’ex ministro degli interni Minniti e, così come ha dichiarato il sindaco Orlando, lo sarà anche davanti alla deriva reazionaria di questo nuovo Governo. Stasera daremo prova che Palermo è una città differente che è una città resistente".

"Palermo - afferma il Coordinamento di Sinistra Comune in relazione alla chiusura dei porti decisa dal ministro Salvini - è anche capitale della cultura dell'accoglienza. La nota del sindaco Orlando diffusa ieri sera raccoglie il messaggio dei territori e conferma l'identità della nostra città. Palermo non respinge i migranti e sarà sempre pronta ad accogliere le navi che salvano donne, uomini e bambini da un destino di morte, sfruttamento, privazioni.  Chiediamo che le navi possano attraccare al più presto, senza alcuna condizione e in estrema urgenza, per salvaguardare la sicurezza dell'equipaggio e dei passeggeri. Al centro ci sono le persone ed i diritti umani: i trattati vanno rivisti ma  non sulla pelle dei rifugiati. No a razzismo e xenofobia".

Al porto ci sarà anche la Cgil. “Siamo sempre stati dalla parte dell'accoglienza - – dichiarano il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo e la responsabile migranti della Cgil Palermo Bijou Nzirirane - e del diritto della libera circolazione delle persone e condanniamo l'atteggiamento disumano di un governo che non rispetta le regole internazionali. Chiediamo che non accadono più casi del genere e che  si consenta in Italia l'attracco delle navi che portano in salvo migranti in fuga dalla guerra, dalla miseria e dalle torture subite nei campi di concentramento in Libia”. 

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