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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Dopo due anni / Piana degli Albanesi / SP34

La strage 75 anni dopo, in migliaia alla manifestazione di Portella della Ginestra per il lavoro e la pace

Questi i temi scelti in occasione dell'evento del primo maggio organizzato da Cgil e Flai Cgil per ricordare le undici vittime tra braccianti, donne e bambini del 1947. Prima la deposizione di una corona nel cimitero di Piana, poi il corteo accompagnato dalla banda e dalla canzone "Bella ciao" fino al pianoro dell'eccidio

Dopo due anni di stop causa pandemia, Portella della Ginestra torna ad animarsi con migliaia di persone che hanno manifestato per il lavoro e la pace - questi i temi scelti - nei luoghi simbolo della strage avvenuta nel '47 e in cui furono uccise undici persone tra braccianti, contando, donne e bambini. Questa mattina la commemorazione, organizzata dalla Cgil assieme alla Flai Cgil in occasione del 75° anniversario, è iniziata con la deposizione di una corona nella cappella dedicata alle vittime del cimitero di Piana degli Albanesi. Poi il corteo, accompagnato dalla banda di Mezzojuso che ha intonato "Bella ciao", si è mosso dalla Casa del Popolo verso il pianoro di Portella.

Portella della Ginesta, il 75° anniversario della strage

La cerimonia è proseguita davanti al "Sasso di Barbato" con la lettura dei nomi delle vittime affidata del novantenne Serafino Petta, uno dei sopravvissuti all'eccidio. I saluti istituzionali sono stati affidati a Maria Modica, responsabile della Camera del Lavoro di Piana degli Albanesi, al segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo e alle conclusioni del segretario generale Flai Cgil Giovanni Mininni. "Una manifestazione - si legge in una nota del sindacato - che, oltre a rivendicare il lavoro e a chiedere, come ogni anno, che sia fatta verità e giustizia sulla prima strage di Stato dell'Italia repubblicana, quest'anno è improntata sui temi della pace". L'appello per un Primo maggio per il lavoro e per la pace diffuso dalla Cgil ha ricevuto oltre sessanta adesioni da parte di associazioni e realtà del mondo laico e cattolico.

"Portella - dice Maria Modica -segretaria della Camera del lavoro di Piana - è un luogo della memoria, un luogo dove si è fatta la storia della Sicilia e la storia d’Italia. Veniamo qui a ricordare l’eccidio di donne uomini bambini che manifestavano pacificamente per la festa dei lavoratori ma anche contro la mafia e il latifondo. Ricordiamo quelle morti e continuiamo a manifestare per dire il nostro no alla mafia, il nostro si al lavoro. A pagare il prezzo più alto della crisi in corso come sempre sono i giovani e le donne. Dobbiamo far ripartire questo Paese, l’obiettivo da perseguire è dare un lavoro a tutti, un lavoro sicuro fatto di regole e diritti. La nostra carta costituzionale è violata ogni volta che una lavoratrice o un lavoratore viene sfruttato, ogni volta che un giovane è costretto ad abbondare il nostro Paese. Questa valle così bella è diventata la valle del disincanto, delle aspettative illuse ma deve che diventare la valle della rinascita. La Cgil può contribuire al processo di crescita, diventare promotrice di tavoli di discussione per la creazione di posti di lavoro, partendo dal territorio, dalla natura, dalla valorizzazione dei luoghi".

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Ha preso quindi la parola il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo: “Mentre il mondo guarda alla guerra, tocca ancora una volta alle persone che per vivere lavorano, alle lavoratrici e ai lavoratori, sostenere una forte iniziativa, una forte mobilitazione per la Pace e per il Lavoro – ha detto il segretario generale Mario Ridulfo intervenendo al comizio sul luogo della strage di Portella del Primo Maggio di 75 anni fa - Il Primo Maggio, la Festa dei Lavoratori, non è il nostro punto di arrivo di un percorso, ma il Primo Maggio è il nostro punto di continuità, di una mobilitazione per il Lavoro che non si è mai fermata e che adesso ha bisogno di continuare anche per la Pace, perché senza pace e giustizia sociale il lavoro è solo sfruttamento”.

Dal pianoro di Portella, la Cgil Palermo ha inviato un forte messaggio di solidarietà. “La nostra solidarietà va alle donne e agli uomini, ai bambini e agli anziani che da oltre sesssanta giorni sono martoriati dalle bombe e dalla violenza di una aggressione che ha i caratteri nazionalisti, sovranisti e neoimperialisti. L’invasione di una nazione libera, da parte della Russia, è un crimine di fronte agli uomini e un crimine di fronte alla storia, come è un crimine alimentare l’odio e la violenza sempre”.

Dalle vittime della guerra alle morti sul lavoro

Il segretario Cgil Palermo Ridulfo ha ricordato come nel 2021 ci siano state 1.221 morti sul lavoro, una strage inarrestabile, che continua anche nel 2022. "Per questo chiediamo controlli, prevenzione, formazione e sanzioni allo Stato, alla Regione, ma anche la necessità di qualificare l’impresa. Se tutto questo fino adesso non si è fatto, c’è una ragione: è il mercato che mette nel conto i numeri dei morti e dei feriti e li considera un prezzo da pagare, vittime collaterali. Ed è lo stesso sistema di sfruttamento che determina anche i tempi e la qualità di vita e di lavoro delle persone giudicandole, quando gli conviene, ora troppo vecchie per lavorare, ora troppo giovani per la pensione".

“Ma esiste un punto - ha aggiunto Ridulfo - oltre il quale il lavoro diventa sfruttamento e lo sfruttamento produce nuovi schiavi, nelle campagne, nelle strade, nelle aziende. E tutto questo è inaccettabile. Come inaccettabile è stato, per tanti lavoratori, alcuni coinvolti in vertenze senza fine, anche decennali. O per la vertenza che proprio in questi giorni coinvolge oltre 500 lavoratori ex Almaviva, che stanno conducendo una battaglia non solo per il loro lavoro, per la loro dignità e per le loro famiglie, ma anche per difendere l’idea stessa di lavoro produttivo a Palermo, in questa terra".

Orlando: "Portella primo esempio di strategia della tensione in Italia"

"La strage di Portella - dice il sindaco Leoluca Orlando - fu il primo esempio di strategia della tensione in Italia e rappresentò il tentativo da parte del sistema politico-criminale-mafioso di destabilizzare la nostra democrazia. Oggi a distanza di 75 anni di distanza da quell'eccidio manca ancora una verità storica e giuridica. Un vuoto che mortifica i diritti per la cui difesa, come fecero i rappresentanti dei braccianti, i dirigenti sindacali e gli esponenti della sinistra che a Portella festeggiavano il Primo maggio, dobbiamo continuare a lottare: i diritti previsti dalla carta costituzionale tra questi il diritto al lavoro sancito dalla nostra Costituzione e soprattutto il diritto alla pace, oggi purtroppo mortificato da una guerra assurda".

Libera Terra ricorda l'impegno di Nicosia e Schirò

"Ogni primo maggio - si legge sulla pagina social dell’associazione Libera Terra - la nostra memoria non può che andare a Portella della Ginestra, tragico scenario della strage del 1947. Il primo maggio ricordiamo le vittime innocenti, cadute per mano mafiosa, mentre celebravano la festa dei lavoratori, condividendo quel poco che avevano e la fiducia in un futuro migliore. Oggi ricordiamo, inoltre, l’impegno di Mario Nicosia e Giacomo Schirò, sopravvissuti alla strage che ci hanno lasciato da qualche anno, rinnovando il nostro impegno a continuare a chiedere verità e giustizia per le vittime della strage e per tutte le vittime innocenti delle mafie”.

Miceli: "Tutti hanno diritto a un lavoro dignitoso"

"La festa dei lavoratori, in un anno che auspicavamo tutti fosse di rinascita, con la lenta auspicata uscita dal periodo pandemico, si celebra invece in un clima di instabilità internazionale, con la preoccupazione per una ulteriore escalation dell’aggressione all’Ucraina", sottolinea il candidato sindaco di Palermo Franco Miceli da Portella della Ginestra. "Mai come oggi, un momento di difficoltà sociale, di ampliamento delle disuguaglianze, il lavoro deve essere al centro dell’impegno di tutti: non un lavoro purché sia, ma un lavoro buono, stabile, sicuro, con una retribuzione che, come dice la Costituzione, sia proporzionata - conclude - alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa".

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