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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Cda Gesap, polemica sulle quote rosa: “A pagare potrebbero essere i cittadini”

Dopo la nomina di Mistretta come amministratore delegato, nel consiglio d'amministrazione non ci sono donne. C'è chi ha gridato allo scandalo: "Violata la legge, intervenga il premier". Ma secondo la società che controlla l'aeroporto è tutto in regola: "E' una spa, non deve sottostare alla norma"

Polemiche sul nuovo consiglio d'amministrazione della Gesap dove non è presente alcuna donna, in barba alla legge sulle cosiddette "quote rosa". Con la nomina di Giuseppe Mistretta, votato all’unanimità dai soci quale amministratore delegato della società a partecipazione pubblica che gestisce l’aeroporto di Palermo, si chiude senza neanche l’ombra di una presenza femminile. E tra le pieghe della vicenda c’è anche il rischio che a "pagare" il peso di questa decisione siano i contribuenti. Secondo la società però, trattandosi di una spa, non deve sottostare alla norma sulle quote rosa.

Ma tant'è che la circostanza ha fatto saltare sulle sedie politici, giuristi ed esperti del settore. Alcuni hanno gridato allo scandalo per la presunta violazione della legge 120/2011, ovvero quella che regolamenta l’equilibrio tra i generi negli organi delle società quotate. "Nell’ambito della composizione di un cda o del collegio sindacale, in una qualsiasi espressione della pubblica amministrazione, il fatto che non ci sia nemmeno una donna mi lascia molto perplessa. Non credo che non ci siano donne competenti per quei posti e trovo assurdo che nel 2015 si debba richiamare una legge per una questione del genere”. Lo ha dichiarato Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo, appellandosi al buon senso di una questione culturale piuttosto che alle leggi. Tra i tanti che hanno storto il naso, passando anche ai fatti, le consiglieri comunali del Pd Luisa La Colla, Nadia Spallitta e Serena Bonavissuto, che in una nota congiunta hanno “segnalato, come per legge, la predetta violazione al Presidente del Consiglio dei Ministri e alle Pari Opportunità, affinché invitino al rinnovo del consiglio di amministrazione, o in caso di inottemperanza, nei 60 giorni, si disponga la decadenza”.

I vertici di Gesap, che non hanno voluto rilasciare alcuna dichiarazione in merito, sono convinti che tale normativa non vada applicata alla loro società poiché prevede anche la partecipazione di quote private. Come conferma il sindaco di Cinisi Giangiacomo Palazzolo in qualità di rappresentante dell’Amministrazione comunale che detiene il 2,92% delle azioni di Gesap: “Si tratta di una società per azioni e il fatto che ci sia una partecipazione pubblica - dice il primo cittadino - non obbliga all’applicazione delle norme per le quote rosa”. Al di là di ciò non sarebbe stato auspicabile avere una donna? “La partecipazione pubblica incide su altri aspetti, come la responsabilità contabile ad esempio. Il cda è composto da persone perbene - continua - e il fatto che siano donne o uomini è un aspetto secondario”. Il socio comune di Cinisi, che partecipa insieme alla provincia di Palermo che detiene il 41,33% delle azioni, al comune di Palermo (31,54%), alla Camera di commercio Industria Artigianato e Agricoltura (22,77%) e al resto delle quote minori, segue la linea di Gesap confermando il fatto che questa legge non riguardi la società che gestisce lo scalo Falcone-Borsellino.

Sull’argomento è intervenuto anche l’avvocato Concetta Giallombardo, vicepresidente della sezione palermitana dell’Associazione Giuriste Italiane. “La legge in questione - spiega a PalermoToday - si applica anche alle società a controllo pubblico e a mio parere Gesap potrebbe rientrare tra quelle società a cui va applicato l’articolo 3”, in cui si dice che tali disposizioni si applicano anche alle società, costituite in Italia, controllate da pubbliche amministrazioni ai sensi dell'articolo 2359, commi primo e secondo, del codice civile, non quotate in mercati regolamentati. L’altro articolo citato, ovvero il 2359 del codice civile, spiega come vadano considerate società controllate “le società in cui un'altra società dispone di voti sufficienti per esercitare un'influenza dominante nell'assemblea ordinaria”.

Va da sé che, con il 72,87% detenuto dal tandem Provincia-Comune di Palermo, si crei quella “influenza dominante” sufficiente a considerare Gesap una società controllata dalle pubbliche amministrazioni. “Vi sono state sentenze - aggiunge ancora Giallombardo - che affermano come questo sia un vincolo conformativo che permea tutta l’azione amministrativa di tali società. Pertanto ogni statuizione che non tiene conto dell’equilibrio di genere viola l’obbligo costituzionale imposto dall’articolo 51 della Costituzione. Se anche Gesap non l’avesse previsto - conclude - nel proprio statuto, quest’ultimo va comunque considerato di rango inferiore alla Costituzione, e quindi soccombente”.

Il problema, secondo l’esperta giuridica, potrebbe avere anche dei risvolti negativi e onerosi per la collettività. “Queste prese di posizione - continua Giallombardo - potrebbero portare poi a un contenzioso e generare un danno erariale, fosse anche soltanto per la condanna alle spese di un eventuale processo. Il nuovo codice amministrativo, infatti, prevede un aggravio per le cosiddette ‘liti temerarie’. Ciò significa che la giurisprudenza potrebbe condannare al pagamento di somme ingenti che mirano a ‘punire’ chi oppone resistenza verso questioni che sono state già abbondantemente dibattute e regolamentate”. E trattandosi di enti pubblici, manco a dirlo, le nefaste ricadute economiche andrebbero sostenute dai cittadini-contribuenti. Aldilà delle legge e dei rischi, non esistono donne altrettanto capaci per quelle poltrone? “Certo. Questa - aggiunge l’avvocato - è una domanda che una qualunque persona dotata di buon senso di porrebbe. E in ogni caso avrebbero dovuto cercarle. Ma poi mi chiedo: chi siede nel cda o nel collegio sindacale ha per caso superato un esame che attesti le loro competenze? Non credo”.

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