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Cronaca

"Il boss D'Ambrogio contro Messina Denaro: non voleva l'attentato al pm Di Matteo"

La rivelazione del neopentito di Porta Nuova, Alfredo Geraci, sull'agguato che sarebbe stato ordinato dal latitante con una lettera: "Lui era scettico sulla provenienza del documento e non concordava sul piano contro il magistrato, disse: 'Perché non viene lui a dircelo?'"

All'attentato contro il sostituto procuratore Nino Di Matteo, attualmente consigliere del Csm, non avrebbe creduto neppure un boss del calibro di Alessandro D'Ambrogio. A riferirlo è il neopentito Alfredo Geraci, 41 anni, che da qualche settimana ha deciso di collaborare con la giustizia. Il capomafia di Ballarò, secondo il racconto del suo ormai ex fedelissimo, non avrebbe neppure creduto all'esistenza di una lettera inviata dal latitante Matteo Messina Denaro per progettare l'agguato ai danni del magistrato.

Il retroscena emerge dal verbale del 24 settembre, che è stato depositato ieri nel processo in abbreviato nato dall'operazione "Octopus" sulla presunta gestione mafiosa della sicurezza nei locali della città e della provincia. Geraci  riferisce che "Alessandro D'Ambrogio ci ha raccontato ad una cena in una trattoria, dove eravamo io, Nino Ciresi e Antonino Serenella, di una riunione in cui si discorreva dell'attentato al procuratore Di Matteo, richiesto in una lettera arrivata da Matteo Messina Denaro che Girolamo Biondino gli aveva fatto leggere". Secondo il racconto del collaboratore "D'Ambrogio a riguardo diceva di essere scettico sull'effettiva provenienza di tale lettera e di non concordare su tale attentato in particolare affermando 'se vuole l'attentato perché non viene lui a dircelo?'".

In base a quanto affermato in passato dal pentito Vito Galatolo, invece, sarebbe stata fatta addirittura una colletta tra i capi di Cosa nostra per comprare il tritolo da utilizzare contro il pm. Secondo le dichiarazioni dell'ex rampollo dell'Acquasanta, quindi, tra i mafiosi vi sarebbe stato un'unità d'intenti per sbarazzarsi di un magistrato scomodo. Geraci ora afferma invece che un personaggio potente e molto carismatico come D'Ambrogio non sarebbe stato d'accordo né con il progetto di eliminare il sostituto procuratore e neppure avrebbe creduto che Messina Denaro potesse aver scritto una lettera sul tema. Versioni, quelle dei due pentiti, che quindi non combaciano. L'esplosivo che sarebbe stato acquistato dai boss per l'agguato, nonostante complesse ricerche anche in provincia di Palermo, non è mai stato ritrovato.

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