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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Arenella-Vergine Maria

Cede la pedana in legno di Vergine Maria e si rompe un piede, il Comune dovrà risarcirla

Il giudice dà ragione ad una donna che oggi ha 71 anni e che, ad agosto del 2017, era caduta mentre andava al mare perché una tavola della struttura accanto alla Tonnara Bordonaro si era spezzata. Palazzo delle Aquile pagherà oltre 8 mila euro alla vittima

Una bella giornata d'agosto e il desiderio di trascorrerla al mare. Per raggiunere la spiaggia di Vergine Maria, all'altezza della Tonnara Bordonaro, però, R. P., 67 anni, non poteva che passare sulla pedana in legno sistemata dal Comune. Ma mentre camminava - lentamente, con scarpe di gomma, basse - una tavola si era spezzata e la giornata al mare per la donna, senza essere mai iniziata, si era conclusa con una frattura a una gamba all'ospedale Villa Sofia. Adesso il giudice della terza sezione civile del tribunale monocratico ha condannato il Comune a risarcire la vittima dell'incidente con 8.110,25 euro.

Il Got Elisabetta La Franca ha accolto le tesi dell'avvocato di R. P., Claudio Buccoleri Mangiaracina dello studio legale Sparti, e Palazzo delle Aquile dovrà anche sostenere le spese di una perizia fatta durante il processo, nonché oltre mille euro per quelle di lite. Il Comune ha cercato di sostenere, invece, che la caduta - che risale alla mattina del 5 agosto del 2017 - sarebbe stata dovuta soltanto alla "imperizia" e alla "negligenza" della vittima.

Che quella pedana di Vergine Maria fosse in condizioni precarie, come ha dimostrato la difesa, non era in realtà un mistero, tanto che ad aprile del 2018 era finita anche sotto sequestro. E nel provvedimento di convalida del gip - che il giudice civile riporta nella sentenza - si affermava che l'ampia "piattaforma in legno e struttura in ferro, sull'area pubblica di piazza Bordonaro, di fronte all'ingresso della Tonnara Bordonaro, versa in completo stato di abbandono e che la stessa, accessibile a chiunque, presenta diversi pericoli per la pubblica incolumità: in particolare il camminamento in legno è logoro, con il rischio di cendimento o di far inciampare i passanti per le tavole sollevate o rotte".

Quella mattina di agosto, R. P. stava andando in spiaggia con due dei suoi figli, fino a quando era rimasta incastrata nella pedana che si era spezzata sotto i suoi piedi. Non sarebbe stato facile liberarla neppure per i medici del 118, che poi l'avevano portata a Villa Sofia. In base alla perizia eseguita durante il processo, sarebbero 55 i giorni di inabilità temporanea derivati dalla caduta.

L'avvocato aveva scritto al Comune per segnalare la vicenda, ma si era visto rispondere - nonostante le foto della pedana inviate - che "non risultano tavole rotte". Pochi mesi dopo, però, la struttura in legno era addirittura finita sotto sequestro. I lavori di sistemazione della pedana erano stati poi compiuti nell'agosto del 2019.

Per il giudice la donna "è caduta a terra a causa del cedimento di una parte della pedana" e "non aveva altro modo per raggiungere la spiaggia se non attraversando la detta pedana in legno, non oggetto di manutenzione da diverso tempo". Inoltre "la caduta fu in concreto provocata dalle precarie condizioni della pedana percorsa" ed "è indubbio che la pedana su cui si è verificato il sinistro è di proprietà del Comune", che non ne ha mai peraltro contestato la titolarità. 

Il giudice rimarca che la "situazione pericolosa" è stata "determinata da un bene in proprietà ed in custodia alla pubblica amministrazione", che avrebbe dovuto "dimostrare l'espletamente della normale attività di vigilanza e di manutenzione" e che "la situazione pericolosa è sorta in modo del tutto imprevedibile ed inevitabile e quindi per un caso fortuito".

Sulla "pubblica amministrazione - si legge nella sentenza - incombeva l'onere di dimostrare di avere adottato tutte le misure idonee ad evitare l'evento dannoso occorso alla donna", ma "detta prova non risulta offerta", anzi i testimoni hanno affermato che la pedana fosse in pessime condizioni da tempo e che non sarebbero stati compiuti interventi di manutenzione. Da qui la condanna per il Comune.
 

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