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Cronaca Libertà / Via Gioacchino Ventura, 11c

Abusi edilizi, nuovo sequestro per la palestra Virgin: il Riesame accoglie il ricorso del pm

Per i giudici non avrebbero dovuto essere rimossi i sigilli al palazzo di via Ventura in cui si trova l'impianto sportivo, comunque chiuso per l'emergenza sanitaria. La decisione resta sospesa finché non diventerà eventualmente definitiva. L'accusa ipotizza abusi edilizi durante la ristrutturazione

Il palazzo di via Gioacchino Ventura in cui si trova la palestra "Virgin" doveva restare sotto sequestro, esattamente come aveva inizialmente stabilito il gip il 30 settembre scorso. Lo ha deciso il tribunale del Riesame, ma i sigilli scatteranno nuovamente soltanto se la decisione dovesse diventare definitiva. La struttura, frequentata da centinaia di palermitani, è comunque chiusa per via delle restrizioni contro il Coronavirus.

Il collegio presieduto da Salvatore Flaccovio ha accolto il ricorso presentato dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Andrea Fusco, che coordinano l'inchiesta a carico di sei persone, tra cui il proprietario dell'immobile, Filippo Basile, titolare della "Euro Real Estate Spa" proprietaria dell'immobile, in cui vengono ipotizzati una serie di gravi abusi edilizi nella realizzazione dell'impianto sportivo.

La palestra era finita sotto sequestro alla fine di settembre su disposizione del gip Fabio Pilato. Lo stesso giudice, però, il 12 novembre aveva poi accolto le tesi dell'avvocato Sergio Monaco, che assiste Basile, e aveva disposto il dissequestro. Una decisione che, come ha deciso ora il Riesame, sarebbe stata sbagliata. Non si conoscono ancora le motivazioni del provvedimento.

Secondo l'accusa, durante la ristrutturazione del palazzo in cui si trova la "Virgin" sarebbe stato tra l'altro realizzato illecitamente un intero piano di oltre 600 metri quadrati, in violazione delle norme antisismiche, con un conseguente pericolo di crollo. Un'ipotesi che prima era passata e poi, con le consulenze difensive, era venuta meno. Il gip con il dissequetro aveva comunque ribadito che per fare quei lavori sarebbe stato necessario un permesso di costruire e il pagamento al Comune di oneri per circa 60 mila euro, cosa che invece non sarebbe regolarmente avvenuta.

Oltre a Basile, che è anche committente dei lavori, sono indagati il dirigente dello Sportello unico delle Attività produttive di Palazzo delle Aquile, Giuseppe Monteleone (già sotto processo per le presunte mazzette all'Edilizia privata), due impiegati comunali che avevano istruito la pratica per la ristrutturazione dell'immobile, Antonino Zanca e Sergio Marinaro, il progettista e direttore dei lavori, Antonino La Duca e Tommaso Castagna, che li ha eseguiti.
 

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