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Cronaca

La banda di palermitani che coltivava droga a Poggioreale: scattano 5 condanne

Avevano creato una piantagione indoor di sostanze stupefacenti. Dovranno scontare 3 anni e 4 mesi di reclusione e pagare 10 mila euro di multa. I fatti risalgono al settembre del 2017

Erano finiti al Pagliarelli nell'ambito di un'operazione antidroga dei carabinieri. Cinque palermitani sono stati condannati a 3 anni e 4 mesi di reclusione e 10 mila euro di multa. Erano stati arrestati un anno e mezzo fa a Poggioreale, in provincia di Trapani, dopo che i carabinieri di Castelvetrano, con il supporto dei colleghi di Palermo, avevano scoperto una maxi-serra di marijuana.

L’attività investigativa, denominata “Operazione Fantasma”, ebbe inizio quando fu localizzato un casolare rurale in contrada Fontanelle di Poggioreale (ai limiti di territorio con la provincia di Palermo) dove era stata creata una piantagione indoor di sostanze stupefacenti.

I condannati al processo, celebrato con il rito abbreviato, dinanzi al giudice Rosario Di Gioia, sono tutti di Palermo: Salvatore e Stefano De Lisi, di 35 e 39 anni; Antonino Nuccio, di 37; Vito e Salvatore Lo Presti, di 52 e 23 anni.

Era il settembre del 2017 quando i carabinieri scoprirono 160 piante di marijuana. Quando venne sequestrata la piantagione inizialmente rimasero coinvolti i fratelli Antonino e Francesco Corte, di 47 e 43 anni, di Poggioreale, che poi patteggiarono e la loro posizione venne stralciata. Gli inquirenti appurarono che i due fossero solo i "conduttori" della piantagione. I carabinieri, sin da subito, ipotizzaronoche, oltre loro, c'erano altre persone interessate al business.

Furono così acquisite, grazie all’ispezione dei cellulari dei due fratelli e ad alcuni interrogatori, elementi investigativi preziosissimi alla prosecuzione delle indagini. A seguito di una serie di attività d’intercettazione furono inchiodati i cinque palermitani. Ovvero i fratelli Salvatore e Stefano De Lisi, Antonino Nuccio e Vito Lo Presti (gravato da precedenti specifici in materia di stupefacenti) e il figlio Salvatore. Fu documentato l’effettivo coinvolgimento dei palermitani nell’organizzazione. Adesso, a distanza di un anno e mezzo, è arrivata la condanna.

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