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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Le accuse della figlioletta e quel morso sul braccio, padre prima condannato e ora assolto

Dal racconto della bambina nella fase in cui i genitori si stavano separando erano nati diversi processi. La piccola aveva prima detto che sarebbe stata la madre a maltrattarla e poi aveva puntato l'indice contro il papà, che sarebbe stato violento anche con le sorelline e la ex. Quando ha detto la verità?

Da un morso sul braccio di una bambina nel 2015 sono nati ben tre processi a carico del padre, accusato dall'ex moglie - nell'ambito di una separazione conflittuale - di stalking, calunnia e pure maltrattamenti e lesioni anche ai danni delle tre figlie piccole. Dopo una condanna a 2 anni e 2 mesi, inflitta con il rito abbreviato, la quarta sezione della Corte d'Appello adesso ha deciso di scagionare l'uomo per le presunte violenze, mentre è già stato assolto in via definitiva dalla calunnia in un altro processo.

E' una storia molto intricata quella che si è conclusa con l'accoglimento delle tesi degli avvocati Giuseppe Raimondi ed Alessandro Pergolizzi, che assistono l'imputato, che oggi ha 40 anni. I giudici hanno anche revocato la provvisionale di complessivi 3 mila euro che il gup aveva deciso di concedere alle presunte vittime (due delle figlie), che si erano costituite parte civile.

Tutto inizia quando alla fine del 2015 - mentre la coppia dopo 10 anni di vita comune si sta separando - una delle bambine si ritrova con un morso su un braccio e racconta inizialmente al padre che a darglielo sarebbe stata la madre per punirla. L'uomo aveva così denunciato l'ex moglie per maltrattamenti nei confronti delle figlie. La donna e le bimbe erano finite in una comunità perché, durante le indagini, era emerso invece - sulla scorta della nuova versione fornita dalla bambina - che sarebbe stato proprio l'imputato ad essere violento contro le figlie e la moglie e avrebbe dato un morso di proposito alla piccola per sostenere false accuse nei confronti della coniuge.

Il procedimento a carico della donna era stato così archiviato e l'imputato era finito sotto processo per calunnia. Dopo una condanna inflitta nel 2019 con l'abbreviato a 2 anni e 4 mesi, la sentenza era stata poi ribaltata l'anno scorso dalla prima sezione della Corte d'Appello, presieduta da Adriana Piras, che aveva scagionato l'uomo. In questo processo la difesa aveva già messo in evidenza l'inattendibilità della bambina, che avrebbe fornito diverse versioni dei fatti (prima aveva accusato la madre del morso, poi aveva sostenuto che il padre le avrebbe detto di darsi un morso e infine che sarebbe stato lui a darglielo). Ma gli avvocati avevano anche puntato sul fatto che in primo grado il giudice per emettere la condanna si sarebbe basato soltanto sul racconto fornito de relato da una psicologa che aveva sentito la piccola - secondo la difesa senza neppure rispettare i protocolli e rendendo impossibile la valutazione della sua attendibilità - nell'ambito del procedimento del stalking (dove l'aveva però paradossalmente definita come "furbetta" e "un'attrice perfetta"). I giudici avevano accolto queste tesi e assolto l'uomo dall'accusa di calunnia.

Il processo per maltrattamenti è iniziato successivamente e anche qui gli avvocati dell'imputato hanno sollevato molte perplessità. A cominciare dal fatto che l'unica fonte di prova fosse sempre quella stessa bambina: nonostante, secondo l'accusa, le violenze sarebbero state patite anche dalle due sorelline e dalla madre queste non sono infatti mai state sentite. Anzi, nell'ambito degli altri processi, l'ex moglie dell'imputato aveva addirittura negato che l'uomo fosse mai stato violento con le figlie, affermando invece che era stato "un buon padre" e spiegando che soltanto "negli ultimi tempi" sarebbe capitato che le avesse "dato uno schiaffo". Nelle more, inoltre, la ragazzina che aveva ricevuto il morso aveva mosso delle accuse di maltrattamenti anche nei confronti degli operatori della comunità in cui si trovava con le sorelle e la madre. Ne era nata un'altra inchiesta - poi archiviata - dove emergeva che la bambina sarebbe stata "insofferente alle regole" e "con la tendenza a mistificare la realtà a suo piacimento". Inoltre la piccola avrebbe "trasformato semplici gesti di rimprovero della madre in veri e propri atti di violenza".

Non si conoscono ancora le motivazioni della sentenza con la quale i giudici d'appello hanno ribaltato la condanna di primo grado ed hanno assolto l'imputato dalle accuse di maltrattamenti e lesione ma è probabile che abbiano ritenuto anche loro inattendibile la bambina.

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