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Cronaca

Rapine ed estorsioni per comprare la droga: poi lo spaccio tra i luoghi della movida

Ecco i retroscena dell'operazione dei carabinieri "Aquarium". I 15 arrestati mettevano a segno colpi di ogni genere, finanziando l'acquisto di hashish e cocaina da vendere al dettaglio tra Termini Imerese ed il capoluogo, spesso davanti a pub e locali notturni

Avevano basisti nei negozi da rapinare, rubavano moto per restituirle dietro pagamento ai proprietari, scippavano le anziane per racimolare un po' di denaro. Ma il fine ultimo era quello di avere una maggiore liquidità per acquistare hashish e cocaina a Ballarò, da consumare e immettere nel mercato. Queste le principali attività della banda finita in manette questa mattina al termine dell'operazione dei carabinieri "Aquarium", che portato all'arresto di 15 persone tra Palermo e Termini Imerese, di cui tre rinchiuse in carcere. (LEGGI I NOMI). Gli incontri venivano spesso organizzati via sms, chiamando le dosi "fango" o "cd", fissando appuntamenti con frasi criptiche o semplicemente ridotte all'osso ("vengo fra 5 minuti"), certi che l'interlocutore sapesse già dove presentarsi. (GUARDA LE INTERCETTAZIONI)

FURTI E BASISTI - Le indagini dei carabinieri, coordinate dai sostituti procuratori Alfredo Morvillo e Bruno Brucoli e culminate con l'ordinaza emessa dal gip del Tribunale di Termini Imerese Sabina Raimondo, sono iniziate nel dicembre del 2012. Una delle prime circostanze acclarate riguardava il gruppetto criminale di giovani composto da Salvatore Boscarino, Alessio e Silvio Giuseppe Napolitano e Dario Cilfone. Sono loro i responsabili di dieci furti avvenuti nell'esercizio commerciale Aquarium, per i quali il basista Boscarino, dipendente del negozio, garantiva informazioni certe, orari e abitudini dei titolari, così da andare a colpo sicuro e rubare ingenti quantità di prodotti da rivendere a "clienti fidelizzati - spiega il tenente Luigi Filippo Visone - che ben sapevano della provenienza di quel materiale".

Droga, operazione "Acquarium": 15 arresti

Ma nel mirino della banda c'erano anche negozi di animali, come quello termitano di via Palmiro Togliatti, dove sono stati rubati medicinali, pacchi di mangimi e attrezzatura per la pesca subacquea per il valore di 5 mila euro. Boscarino, dopo aver fatto una lista del materiale da rubare, lasciava la porta posteriore del negozio aperta, così da potere tornare indisturbato nella notte. Nonostante siano stati comunque "beccati" dai carabinieri, il gruppo di giovani si muoveva con attenzione, studiando a tavolino tutte le mosse, con sopralluoghi e telefonate ai cellulari dei commercianti per assicurarsi che fossero lontani. Una volta ricettata la merce, i giovani si spartivano il bottino e si dirigevano a Palermo, dove potevano acquistare cocaina in gran quantità. Seguendo questo filone i carabinieri sono riusciti a ricostruire l'attività di spaccio e risalire ai fornitori.

SPACCIO A TERMINI - L'analisi dei militari è proseguita con intercettazioni, pedinamenti, perquisizione e sequestri, mirati al cuore dell'attività di spaccio organizzata da alcuni gruppetti collegati tra loro proprio per la gestione delle piazze. Un primo gruppo era formato da Orazio Cefalù, Francesco Gazzano e Francesco Duca, che si piazzavano alla stazione ferroviaria di Termini con le tasche piene di hashish. Un secondo gruppo era costituito dai fidanzati Rosario Cozzo e Rosa Mantia, nonché dalla madre della ragazza, Carmela Scarcipino Pattarello, che vendevano hashish comodamente da casa. Lo stesso facevano i componenti del terzo gruppo, composto da Gianluca Fasone e sua cognata Maria Lauretana Governara, conosciuta negli ambienti come "Valentina". (dalla sinistra della foto conferenza-carabinieri-aquarium-2i militari Andrea Massari, Pierluigi Solazzo, Andrea Massari e Marcello Di Stefano).

LE FONTI DELLA DROGA - Continuando con le indagini i carabinieri hanno scoperto chi rifornisse droga ai giovani termitani: si tratta dei giovani incensurati Giuseppe Virzì, detto "Ivan", e Mario Cangelosi, dipendente della finanziaria Findomestic che aveva creato una fitta rete per lo spaccio della cocaina lavorando nei pressi di piazza Lolli. Grazie al loro contributo si riusciva a garantire un grosso volume di affari alimentato dalla richiesta dei giovani della movida del sabato sera, davanti a locali quali Jackass, Rosso, bar Luxury e Ganci. Ma seguendo questa linea, i militari sono riusciti a risalire ad un piano superiore dell'attività di spaccio, individuando i "fornitori del fornitori". Gli investigatori sono così risaliti alla figura di Antonella Vitale, giovane ed affascinate donna capace di deviare il giro di affari all'attività illecita di Giuseppe Virzì.

LA CENTRALE A BALLARO' - Così facendo, risalendo alla sorgente della droga, i militari si sono imbattuti nei grossisti che operavano nel cuore del capoluogo palermitano, luogo a tratti impenetrabile a causa delle numerose "vedette" pronte a lanciare l'allarme. Provenivano da quel quartiere le ingenti partite di cocaina, che passavano per le mani di Salvatore Agusta, del figlio Giuseppe e di Paolo Genovese. Erano loro a prendere contatti, a venderl all'ingrosso ed ai giovani palermitani, utilizzando parole in codice per comunicare quantità e appuntamenti. E per farlo utilizzavano parole in codice, come "fango" o "cd".

Ma non è finita qui. Da ulteriori intercettazioni è stato accertato come dal cellulare di Mario Cangelosi avesse contattato l'operaio palermitano Giuseppe Di Maria, che aveva il compito di fare riavere indietro alcune moto rubate. Per restituire una Yamaha T-Max ed una Kawasaki z750 chiedevano un pagamento che poteva arrivare a mille euro. La banda, per assicurarsi ulteriori entrate, si è resa responsabile di numerosi episodi di scippo, a volte diventate vere e proprio rapine. A pagarne le spese, spesso, erano gli anziani di Termini, come nel caso di una 84enne, aggredita in via Diaz per poterle strappare dal collo una collanina e poi finita in ospedale. In ultima istanza è stata accertata la responsabilità penale di Cozzo consistente nella detenzione, con successiva vendita ad un palermitano non meglio identificato, di una pistola calibro 9.

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