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Cronaca Termini Imerese

L'omicidio di Santo Alario resta un giallo: confermata l'assoluzione per il presunto killer

La vittima si era allontanata da Capaci il 7 febbraio del 2018 sulla macchina di Giovanni Guzzardo, che poi era stato accusato del delitto, ma che dopo un anno di carcere era stato totalmente scagionato. I resti dell'imprenditore furono ritrovati nel 2019 e allo stato non si sa chi lo abbia ucciso

Fu forse una delle ultime persone a vederlo in vita, ma non fu lui ad ucciderlo. La Corte d'Assise d'Appello ha confermato l'assoluzione di Giovanni Guzzardo in relazione all'omicidio di Santo Alario, sparito il 7 febbraio del 2018 ed i cui resti furono ritrovati nelle campagne di Caccamo, nel 2019. La Procura generale aveva chiesto l'ergastolo per l'imputato che, assistito dagli avvocati Nino e Marco Zanghì, oltre a Vincenzo Lo Re, si è sempre professato innocente. 

I giudici hanno confermato la decisione del gup di Termini Imerese emessa a luglio del 2019, quando Guzzardo era stato anche scarcerato dopo un anno di reclusione. 

Le ultime telefonate, la droga, le minacce

Il giallo - che finora non è stato risolto - iniziò proprio quel giorno di febbraio, quando Alario salì sulla Panda di Guzzardo a Capaci per raggiungere Ventimiglia di Sicilia. Durante il viaggio, la vittima aveva anche mandato un video alla compagna in cui le mostrava dov'era e le diceva che si sarebbero rivisti la sera. Invece quella sera né Alario né Guzzardo tornarono a casa. Partirono ricerche, anche nella diga Rosamarina, vicino alla quale fu ritrovata la macchina dell'imputato, ma senza alcun esito.

Dopo tre mesi, Guzzardo venne ritrovato in un casolare nelle campagne di Caccamo, con un fucile: i sospetti a quel punto si concentrarono tutti su di lui. Secondo la Procura, avrebbe ucciso Alario - per un movente che non è mai stato ben chiarito - e poi si sarebbe nascosto.

I resti di Alario furono ritrovati soltanto nel 2019. Guzzardo spiegò di aver accompagnato la vittima a Ventimiglia, dove avrebbe incontrato altre persone. Si sarebbe spaventato e sarebbe fuggito, ma avrebbe lasciato Alario vivo. Ed è su questo che ha sempre puntato la difesa: Alario, che aveva dei precedenti, avrebbe forse incontrato qualcuno per qualche questione legata al traffico di droga ed avrebbe avuto problemi con altre persone, che lo avrebbero eliminato. E che Alario prima di morire fosse indagato ed intercettato in relazione a questioni di droga emerse effettivamente dal blitz "Africo" di dicembre scorso. 

Il processo d'appello, che ha confermato l'estraneità all'omicidio di Guzzardo, è rimasto bloccato per oltre un anno in attesa che venisse eseguito un nuovo test del dna sui resti di Alario, per avere la certezza che fossero effettivamente i suoi.
 

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