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"Strangolò l'amante e poi la gettò in un dirupo", chiesta la condanna a 25 anni per un pescatore

L'omicidio al centro del processo è quello di Ruxandra Vesco, sparita nel nulla nel 2015. Fu l'imputato, Damiamo Corrente, ad agosto del 2020 a farne ritrovare i resti in via Monte Ercta, confessando il delitto. Il giorno successivo però ritrattò tutto e disse persino di non sapere chi fosse quella donna

I resti di Ruxandra Vesco, sparita nel nulla nel 2015, vennero ritrovati lungo un dirupo del Monte Pellegrino ad agosto del 2020: ad indicare il punto agli inquirenti, confessando pure di aver ucciso la donna strangolandola, era stato Damiano Corrente, un pescatore dell'Acquasanta che, già il giorno successivo all'arresto, aveva però ritrattato tutto. Stamattina i sostituti procuratori Felice De Benedittis ed Enrico Bologna hanno chiesto per l'uomo una condanna a 25 anni di carcere. 

Il processo si sta svolgendo davanti alla Corte d'Assise. Il delitto è stato scoperto solo grazie alle indicazioni dell'imputato perché fino a quel momento nessuno aveva neppure denunciato la scomparsa della vittima, anche se poi suo marito e suo figlio si sono costituiti parte civile.

Torrente, che è difeso dall'avvocato Alessandro Musso, prima di questa confessione si era già presentato alla squadra mobile per autoaccusarsi di una decina di altri omicidi mai commessi. Sull'uccisione di Ruxandra Vesco, 33 anni, inizialmente aveva riferito di aver avuto una relazione extraconiugale con la donna e che si sarebbe deciso ad ammazzarla il 13 ottobre del 2015: a suo dire, quel giorno, la vittima avrebbe improvvisamente deciso di trasferirsi a casa sua, dove viveva con la moglie, ed anche di denunciarlo perché avrebbe preteso dei soldi e l'avrebbe spinta a prostituirsi.

La confessione in chiesa prima di andare in caserma: "Era pentito"

La sua confessione era stata dettagliatissima, spiegò infatti di aver strangolato la donna "facendo due giri e tirandola con forza per circa 6 minuti, finché non è morta". Poi raccontò di averla messa in due sacchi e sepolta in un dirupo di via Monte Ercta. Nel punto dove, cinque anni dopo, aveva portato gli inquirenti facendo ritrovare effettivamente il cadavere.

La vittima accusata di truffa su una pagina Facebook

Il giorno dopo al fermo, il 7 agosto del 2020, Torrente - come aveva anticipato PalermoToday - si era rimangiato tutto, sostenendo di non sapere nulla né di quell'omicidio né di quella donna. La Procura alla fine aveva comunque chiesto ed ottenuto il suo rinvio a giudizio. Adesso è stata avanzata ai giudici anche la richiesta di condanna. Durante il dibattimento, una perizia ha stabilito che Torrente sarebbe in grado di intendere e di volere, anche se avrebbe una personalità "narcisista" che lo porterebbe facilmente a fare proprie storie ascoltate da altri. Che sia accaduto lo stesso anche con l'omicidio di Roxandra Vesco?

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