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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Caccamo

Risarcimenti per 800 mila euro alla famiglia di Roberta Siragusa, ma la difesa insiste: "L'ex è innocente"

Pietro Morreale, condannato ieri sera all'ergastolo, perché avrebbe ucciso la diciassettenne a Caccamo, dovrà pagare i danni ai parenti della vittima e al Comune. Per il suo avvocato, però, "nel video davanti al campo sportivo c'è la prova che non fosse accanto a lei quando è scoppiato il rogo ma a 27 metri, faremo appello"

Non solo, in base alla sentenza di primo grado emessa ieri sera dalla Corte d'Assise, Pietro Morreale, 20 anni, dovrà passare il resto dei suoi giorni in carcere, ma dovrà anche versare quasi 800 mila euro di provvisionali alla famiglia di Roberta Siragusa, la diciassettenne di Caccamo, sua ex fidanzata, che avrebbe ucciso nella notte tra il 23 ed il 24 gennaio dell'anno scorso. E se i parenti della vittima ritengono che "giustizia è stata fatta", per la difesa dell'imputato è vero esattamente il contrario perché ci sarebbero le prove che escludono la responsabilità del giovane.

La sentenza è stata letta ieri sera alle 22.25 dal presidente della Corte, Vincenzo Terranova, dopo oltre 11 ore di camera di consiglio. Nell'aula erano presenti i famigliari di Roberta Siragusa e diversi suoi amici, che indossavano tutti una maglietta con la scritta "Giustizia per Roberta". Morreale, che era presente all'udienza della mattina, ha deciso di non partecipare alla lettura del dispositivo, invece.

Il video dell'orrore: "Le ha dato fuoco e l'ha guardata bruciare"

I risarcimenti

I giudici, nello specifico, hanno disposto provvisionali di 225 mila euro per la madre della diciassettenne, Iana Brancato, di 229 mila euro per il padre, Filippo Siragusa, di 209 mila euro per il fratello Dario e di 117 mila euro per la nonna, Maria Barone, che sono parte civile con l'assistenza degli avvocati Giovanni Castronovo, Simona La Verde, Giuseppe Canzone e Sergio Burgio. L'imputato, inoltre, dovrà versare pure 15 mila euro al Comune di Caccamo. Rigettate invece le richieste di tre associazioni che che si occupano di violenza sulle donne: non saranno risarcite.

La difesa: "Ricorreremo in appello"

L'avvocato Gaetano Giunta, che difende Morreale, attende le motivazioni della sentenza per poter ricorrere in appello ed è convinto che ci sono tutti gli elementi per scagionare il ragazzo, al quale invece, nonostante sia anche incensurato, è stata inflitta la pena più pesante. C'è un video che ha ripreso quanto accaduto accanto al campo sportivo di Caccamo, dove secondo la Procura, la vittima sarebbe stata uccisa e data alle fiamme. Un video terribile, che è stato fatto vedere anche alla Corte d'Assise durante il processo.

La consulenza di parte: "Il video dimostra che non è stato lui"

"In base ad una nostra consulenza - spiega il penalista - al momento dello scoppio dell'incendio, Pietro Morreale, che non ha mai negato di trovarsi lì, era ad almeno 27 metri di distanza. Dunque non accanto alla vittima. Dopo 48 secondi dall'inizio del rogo, nel video si vede poi il ragazzo che si avvicina alla sfera di fuoco, venendo da sinistra. Sono immagini obiettive ed è nitido il fatto che l'imputato non fosse accanto alla ragazza quando ha preso fuoco. D'altra parte, sempre in base a questi accertamenti, il diametro del rogo è di 4 metri e 77 centimetri, questo vuole dire che chiunque si fosse trovato a 2 metri e 36 centimetri dalla vittima avrebbe dovuto necessariamente ustionarsi. Ferite che il mio cliente non ha riportato".

Il gip: "Roberta uccisa da possesso e gelosia"

"Non si può escludere il suicidio"

Per l'avvocato, quindi, non ci sarebbe la prova che ad uccidere Roberta Siragusa sia stato proprio l'ex fidanzato e "non si può escludere un gesto autolesionistico da parte della ragazza", spiega. La domanda è però: se Morreale non ha ammazzato la vittima perché non ha chiamato subito i soccorsi, al posto di prendere il suo corpo, trasportarlo in un burrone del Monte San Calogero, di mandare messaggi (per depisare le indagini, secondo l'accusa) durante la notte, chiedendo alla stessa Roberta - mai tornata a casa - dove fosse e interpellando anche la madre ed il fratello della vittima? Perché avrebbe fatto ritrovare il cadavere il giorno dopo?

L'avvocato Giunta sottolinea che "è un comportamento confuso e Morreale ha sostenuto di aver portato la ragazza in quel punto perché lei gli avrebbe sempre detto che era lì che avrebbe voluto riposare se fosse morta". E aggiunge: "In ogni caso si raggiungerebbe la prova soltanto in relazione al secondo capo d'imputazione, l'occultamento di cadavere, ma non quella sull'omicidio".
 

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