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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Caccamo

L'omicidio di Roberta e il video dell'orrore: "L'ex l'ha data alle fiamme e poi l'ha guardata bruciare"

Le telecamere di sorveglianza avrebbero ripreso l'uccisione della diciassettenne vicino al campo sportivo di Caccamo e, per la Procura, anche la macchina di Pietro Morreale. Dall'autopsia emerge che la ragazza è stata colpita e che sarebbe morta per le gravissime ustioni riportate alla testa e al tronco

Le avrebbe dato fuoco e poi l'avrebbe guardata bruciare. E' un'ipotesi terrificante quella che emergerebbe da un video, della durata di circa 10 minuti, depositato questa mattina dalla Procura di Termini Imerese nell'ambito dell'inchiesta per l'omicidio di Roberta Siragusa, la diciassettenne uccisa nella notte tra il 23 e il 24 gennaio a Caccamo. Unico indagato è l'ex fidanzato, Pietro Morreale. Il filmato, ripreso dalle telecamere di sorveglianza che si trovano in un locale vicino al campo sportivo del paese, è stato depositato durante l'incidente probatorio dal procuratore capo Ambrogio Cartosio e dal sostituto Giacomo Barbara.

Nelle immagini - che sono state viste anche dalla famiglia della vittima, assistita dagli avvocati Giuseppe Canzone e Sergio Burgio - si vedrebbe la giovane prendere fuoco e un soggetto vicino che poi si allontanerebbe, salirebbe in una macchina - che per gli inquirenti sarebbe quella di Morreale - si sposterebbe di una decina di metri e si parcheggierebber, mentre il corpo della ragazza continuerebbe ad ardere. "Immagini forti - dicono i legali di parte civile - che hanno spiazzato tutti, ma che dimostrano in modo inconfutabile che Roberta è stata uccisa al campo sportivo, caricata in auto e poi gettata in un dirupo del Monte San Calogero".

Il corpo della ragazza era stato ritrovato proprio lì, sulle pendici della montagna, ed era stato l'indagato, la mattina successiva all'omicidio, a condurre i carabinieri sul posto raccontando che la vittima si sarebbe cosparsa di benzina e buttata giù. Un suicidio, quindi. Ma questa è una versione che non ha mai convinto gli inquirenti, anche perché nella zona in cui si trovava il cadavere di Roberta non c'era alcuna traccia di incendio.

Stamattina è stato sentito il perito Alessio Asmundo, al quale il gip Angela Lo Piparo aveva dato l'incarico di eseguire l'autopsia. E anche lui ha escluso categoricamente che la giovane possa essersi suicidata o che la sua morte possa essere avvenuta in seguito ad un incidente. Secondo il medico legale, infatti, la diciassettenne sarebbe stata prima colpita e poi data alle fiamme. Il decesso sarebbe stato determinato dalla "profonda angoscia e dall'intensissimo dolore" determinati dalle gravissime ustioni soprattutto alla testa, al tronco e alle braccia. Una morte che sarebbe stata "piuttosto breve, trascorsa una fase agonica di 2-5 minuti".

Ecco cosa ha riferito, in termini tecnici, il perito: la morte è stata "determinata da arresto cardiocircolatorio e respiratorio conseguente al gravissimo choc causato dalle estese e gravissime ustioni del capo e soprattutto del tronco e degli arti superiori, fino alla carbonizzazione di ampi segmenti di superficie corporea, con il quadro dello choc neurogeno da ipotensione arteriosa grave e improvviso deficit del ritorno venoso al cuore per riduzione di frequenza cardiaca e cospicua vasodilatazione periferica con accumulo di sangue. A tale gravissima condizione di choc, così detto primario, la Siragusa è giunta per lo scatenamento di riflessi neurovegetativi da inibizione del simpatico ed eccitazione del parasimpatico derivanti dalla profonda angoscia e dall'intensissimo dolore certamente provenienti dalla stimolazione di recettori presenti nell'estesa superficie corporea interessata dall'ustione".

Inoltre, ha spiegato ancora Asmundo, la ragazza "dopo essere stata sottoposta ad azione violenta traumatica ha avuto gli indumenti imbrattati di liquido infiammabile al centro sportivo di Caccamo, vicino allo stadio comunale" e agli "indumenti è stato quindi dato fuoco". Infine, ha concluso il perito, "le modalità dell'accadimento della morte permettono di ritenere che sia avvenuta in un tempo piuttosto breve, trascorsa una fase agonica di circa 2-5 minuti, i dati raccolti permettono di escludere l'ipotesi suicidiaria o accidentale" e di affermare "che si sia trattato di abbrucciamento omicidiario".

A questo punto, dicono gli avvocati di parte civile, "il quadro indiziario a carico dell'indagato, a nostro giudizio, si è trasformato in un quadro probatorio gravissimo che non consente di poter formulare ipotesi investigative diverse". Morreale però non ha mai confessato il delitto che, come ricostruito dai carabinieri, sarebbe stato compiuto dopo che la vittima avrebbe deciso di troncare la relazione con lui. Un rapporto che amici, ma anche gli stessi famigliari della vittima e dell'indagato, hanno descritto come fatto di scontri e anche di violenze ai danni della giovane.

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