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Giovedì, 30 Novembre 2023
I retroscena / Partinico

La casa finita all'asta e i soldi negati, il "no" ad un prestito dietro l'omicidio di Partinico

Sarebbe questo il movente che avrebbe spinto Nazzareno Monte a uccidere Leonardo Lauriano, trovato morto nel suo garage. L'ipotesi dell'accusa troverebbe riscontro negli abiti dell'indagato, sporchi del sangue dell'ex tassista ucciso, nelle intercettazioni, ma anche nelle immagini di alcune telecamere e nel racconto di un testimone

Ci sarebbe un movente economico dietro l'omicidio di Partinico, da inserire in un contesto di disperazione dovuta alle condizioni di salute della moglie dell'indagato ma soprattutto al suo stato di crisi economica. Tutto sarebbe dunque legato a una somma non prestata dalla vittima, circa 53 mila euro, che avrebbe consentito a Nazzareno Monte di tornare in possesso di casa sua, persa per un debito e finita all'asta giudiziaria. Oggi l'uomo, 75 anni, su disposizione del gip è stato arrestato dai carabinieri e portato in carcere con l'accusa di aver ucciso Leonardo Lauriano, 88 anni, trovato morto a novembre 2021 nel suo garage, con una cinquantina di ferite inferte con un coltello tra il torace e la gola.

L'omicidio e le prime indagini

I fatti avvengono nel tardo pomeriggio dello scorso 5 novembre, in via Marconi, a Partinico. Non vedendolo rientrare al solito orario, la moglie di Lauriano si presenta ai carabinieri e racconta di aver sentito un rumore nel garage, di aver provato a chiamare il marito e di non aver ricevuto alcuna risposta. I militari la invitano a controllare meglio prima sporgere denuncia e così lei torna a casa, si fa accompagnare da un'amica in garage e lì trova il compagno morto. Gli investigatori intervengono, arriva anche il 118, e poco dopo viene constatato il decesso. La vittima, che si trovava fra la portiera e il sedile dell'auto, era stata colpita decine di volte e - riporta il gip nell’ordinanza - "sembrava si fosse difesa da un attacco".

Durante i rilievi il personale della scientifica, oltre a diverse impronte e tracce ematiche, trova un paio di occhiali marca "Police" acquistato in un negozio di ottica di Partinico. I carabinieri sequestrano le immagini di alcune telecamere che, durante le varie fasi di sviluppo delle investigazioni, si riveleranno utili per ricostruire il percorso fatto dall'auto della vittima e dalla Bmw del presunto assassino. Monte, ricostruisce il gip, sarebbe stato in via Marconi tra le 16,23 e le 17,57. Dettaglio che successivamente verrà confermato anche da un testimone che, rintracciato grazie alle telecamere, giorni dopo ha raccontato ai militari di aver visto l'indagato in un orario compatibile a quello dell’omicidio. "D'istinto mi fermai - si legge nel racconto del testimone - per domandargli se stesse bene in quanto aveva assunto una posizione strana. Immediatamente mi disse che era abbattuto perché aveva perso la casa all'asta. Era talmente sconvolto che quasi si metteva a piangere".

Le perquisizioni domiciliari

Uno dei primi elementi investigativi sviluppati riguarda la documentazione trovata in casa della vittima, nella camera da letto, in un cestino sotto la scrivania. C'erano degli appunti in cui veniva indicata la somma di 53 mila euro per un’espropriazione immobiliare, un certificato di proprietà, un ordine di esecuzione a carico di Monte e altro ancora. Dall'abitazione della vittima, dunque, si è passati a quella dell’indagato dove sono stati sequestrati alcuni abiti sporchi di sangue, un giubbotto da poco lavato e ancora bagnato, una custodia nera per occhiali compatibile con il paio trovato nel garage della vittima e un coltellino a scomparsa attaccato al mazzo di chiavi della sua auto. In quell'occasione, sottolinea il giudice, l'indagato ha consegnato alcuni scontrini - con orari di poco successivi al delitto - riferibili a pagamenti effettuati nella zona del Trapanese.

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Le dichiarazioni spontanee di Monte

Cinque giorni dopo la morte del pensionato, l'indagato si è presentato spontaneamente in caserma per fare delle dichiarazioni. Racconta che quel giorno si trovava vicino all’abitazione e di aver "visto uno prima che aveva un mazzo di chiavi e 'cummatteva' con il portone. Sono sceso e sono intervenuto e gli dissi: 'Che stai combinando?'. Lui prese, mi diede una spinta forte ed è scappato verso il garage. Disse una parola tipo in sardo". A quel punto Monte sarebbe entrato nel garage buio e poco dopo si sarebbe accorto che Lauriano era lì per terra. "Piglia e mi affaccia uno - continua - che era nascosto dietro la Punto, mi diede una spinta forte e io andai a sbattere la testa nel coso della saracinesca e scappò, correva come un aereo. Io non ho potuto chiamare nessuno, mi presi di panico, non lo so, me ne sono andato. Lauriano non se la meritava una cosa come questa".

Racconta anche dei problemi che stava vivendo per la casa, di avere chiesto soldi a chiunque. Di quanto accaduto ricorda poco altro ma precisa alcuni dettagli. "Ho visto che aveva in mano il coltello, di cui ho visto la lama - aggiunge - che non era lunga. Aveva la mano insanguinata, la lama era non era lunga ma larga e corta, non era a molla però si apre, ne ho viste nelle bancarelle. Io non sono stato ferito, mi sono caduti gli occhiali, sono i miei". Il giorno successivo Monte si presenta nuovamente ai carabinieri, ricostruisce nuovamente l’episodio riferito poche ore prima, aggiungendo di essere andato a fare una passeggiata con la moglie ad Alcamo: "Sono andato a prendere un caffè, poi sono rientrato e sono andato a casa. Non ho altro da aggiungere".

Le intercettazioni

Nei giorni successivi all'omicidio sono state chieste e autorizzate diverse intercettazioni telefoniche. In nessuna di queste vengono fatte ammissioni esplicite ma emerge il fatto che Monte, per un breve periodo ricoverato nel reparto di Psichiatria dell'ospedale di Corleone, "viveva nella costante paura di essere portato in carcere". "Assai devi stare là?", gli chiedeva la moglie. "Come sto bene, capace che mi portano là". "Dove?", aggiungeva lei. "Dove mi devono portare? Sicuramente là, ma cosa ci posso fare?". "Ma…", si dicono ancora al telefono. "E' finita la vita di tutti e due. La colpa è mia sangue mio", dice l’indagato. Ma nei giorni successivi sarebbero state acquisite altre intercettazioni che dimostrerebbero la paura di Monte per la possibilità di finire in carcere o ai domiciliari e il tentativo dei familiari di proteggerlo.

I riscontri sugli oggetti sequestrati

A conferma del quadro indiziario ci sono poi i risultati delle analisi eseguite sugli indumenti e gli oggetti sequestrati nei giorni successivi all’omicidio. "La perizia effettuata nel corso dell’incidente probatorio invocata dalla difesa - scrive il gip - ha permesso di accertare, al di là di ogni dubbio, che le tracce biologiche (ematiche e non) rinvenute su alcuni indumenti e beni del Monte sono riferibili univocamente al Lauriano. Tali tracce sono state rinvenute sugli occhiali, sul giubbotto e sulla convenzione di salviette umide rinvenute nel bagagliaio dell’auto in uso all’indagato". Ciò secondo il giudice confermerebbe la presenza di Monte nel luogo del delitto ma anche il fatto che l'indagato, diversamente da quanto da lui sostenuto, si sarebbe avvicinato alla vittima.

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La moglie della vittima

Nel corso delle intercettazioni è stata inoltre registrata una conversazione tra la moglie di Lauriano, imparentata con l'indagato, e un nipote con il quale si voleva confrontare sul tema del testamento e sulla possibilità di impugnarlo. Tra queste conversazioni ce n’è una in cui la donna, "apparsa un po' confusa durante le indagini”, afferma: "Le cinquanta coltellate che gli hanno dato alla testa, vuol dire che se le meritava, guarda… perché lui non ha voluto aiutare nemmeno…i soldi ce li aveva per aiutare, ma non lo ha fatto, quindi logicamente, che è stato punito". Durante un'altra conversazione, questa volta con un'amica, la donna avrebbe detto. "Si deve scoprire la verità, perché le verità sono tante e 50 coltellate corrispondono a 50 mila euro non dati che avrebbe dovuto aiutare qualcuno che lei invece avrebbe aiutato (Monte Nazzareno) ma che da sola lei non aveva la possibilità di farlo anche se il conto era cointestato".

Le esigenze cautelari

Sulla scorta di tutti gli elementi acquisiti durante i circa 8 mesi di indagini, il gip sottolinea come Monte "si senta ormai alla deriva, economicamente distrutto, com l’amata moglie in gravi condizioni", consapevole che l'iter giudiziario si avvia alla conclusione e pertanto dice (in un’intercettazione, ndr): "Quello che succede, succede. Non mi interessa, tanto… a momenti mi finisce tinta, perciò me ne sto fottendo". Per il giudice, alla luce di quanto emerso, sussistono le esigenze cautelari per arrestare e portare in carcere l'indagato, evitando che possa eventualmente inquinare le prove ma anche che possa commettere altri delitti.

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