rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Partinico

Uccise l'ex amante incinta con 10 coltellate, in appello l'ergastolo viene ridotto a 19 anni

La decisione riguarda Antonino Borgia, imprenditore di Partinico, che a novembre del 2019 ammazzò Ana Maria Lacramioara Di Piazza, di appena 30 anni e al quarto mese di gravidanza. Ha sempre sostenuto la tesi del "raptus" e i giudici adesso hanno ritenuto insussistenti tutte le aggravanti, ovvero la premeditazione, la crudeltà e i motivi abietti

"Un gesto tribale", è così che i giudici di primo grado definirono l'omicidio di Ana Maria Lacramioara Di Piazza, incinta di 4 mesi, per il quale condannarono all'ergastolo un imprenditore di Partinico, sposato e padre di due figli, Antonino Borgia, che con la vittima aveva una relazione extraconiugale. Oggi la Corte d'Assise d'Appello ha deciso però di ridurre la pena a 19 anni e 4 mesi di reclusione, ritenendo insussistenti tutte le aggravanti, ovvero la premeditazione, i motivi abietti e la crudeltà.

La sentenza di secondo grado rivede dunque pesantemente il giudizio precedente e la prima sezione della Corte ha accolto le tesi dell'avvocato Salvatore Bonnì, che difende l'imputato, secondo cui - come da sempre sostenuto - quello della ragazza, di appena 30 anni, fu sì un omicidio volontario, ma non premeditato e compiuto invece d'impeto. Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 75 giorni.

Un verdetto che non è stato accolto certamente con gioia dalla madre della vittima, che si è costituita parte civile attraverso l'avvocato Angelo Coppolino, e rappresenta anche il nipote rimasto orfano dopo l'uccisione di Ana Maria.

La madre della vittima: "Uccisa in modo atroce, lui deve pagare"

L'imputato ha sempre parlato di un "raptus", spiegando di aver ucciso la donna - con cui, per usare le sue parole, intratteneva "un'amicizia allegra" - per "non farla soffrire", di averne coperto il cadavere con delle palme - dopo averla massacrata - non per nasconderlo, ma "per amore". Contestualmente, però, parlava di lei con disprezzo, chiamandola "tr...", "butt...", "questa", e - nelle intercettazioni - riteneva giusto averle "schiacciato la testa" perché "era romena e mi chiedeva il pizzo, mi ha portato all'esaurimento". Addirittura, chiuso in carcere, dava lezioni di vita al figlio, mettendolo in guardia: "Una femmina, a corromperti, ci vuole tanto, un pelo di capello".

Il delitto - atroce - risale al 22 novembre del 2019 ed avvenne a Partinico. La giovane, di origine romena, ma residente da anni a Giardinello, era incinta di 4 mesi: venne accoltellata a più riprese, riuscendo persino a scappare, salvo essere riacciuffata da Borgia. Alcuni terribili momenti dell'aggressione, avvenuta per strada, vennero ripresi da una telecamera di sorveglianza e proprio da questi filmati i carabinieri, coordinati allora dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e dal sostituto Chiara Capoluongo, avevano rintracciato l'imputato. Nelle immagini si vedeva infatti il furgone della sua azienda di progettazione e realizzazione di piscine, dove la lite tra i due era nata.

Borgia, durante il primo processo, si era detto pentito, spiegando di aver "finito" la vittima perché convinto che "soffriva troppo". Subito dopo il delitto, l'imprenditore aveva continuato le sue normali attività, invece, era andato dal barbiere, al bar e persino al commissariato di Partinico per sistemare una pratica.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Uccise l'ex amante incinta con 10 coltellate, in appello l'ergastolo viene ridotto a 19 anni

PalermoToday è in caricamento