rotate-mobile
Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

L'omicidio dell'avvocato Enzo Fragalà, arrivano quattro condanne e due assoluzioni

La Corte d'Assise presieduta da Sergio Gulotta accoglie solo in parte le tesi della Procura e ritiene credibile la versione di uno degli imputati, Antonino Siragusa, al quale i pm non hanno invece mai voluto dare credito. Fu un delitto di mafia. Totalmente scagionati Francesco Castronovo e Paolo Cocco

Quattro condanne e due assoluzioni per l’omicidio dell’avvocato Enzo Fragalà, massacrato a bastonate sotto il suo studio, in via Turrisi, di fronte al palazzo di giustizia, il 23 febbraio di dieci anni fa. La prima sezione della Corte d’Assise, presieduta da Sergio Gulotta, ha accolto solo in parte le tesi della Procura: fu un delitto di mafia, ma la ricostruzione corretta dei fatti non sarebbe quella fornita dal collaboratore di giustizia Francesco Chiarello, ma quella invece di uno degli imputati, Antonino Siragusa, al quale però i pubblici ministeri non hanno mai creduto. 

La figlia: "Chi ha ucciso mio padre merita l'ergastolo"

Per i sei imputati, tutti legati al clan di Porta Nuova, il procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Salvatore De Luca ed i sostituti Francesca Mazzocco e Bruno Brucoli avevano chiesto l’ergastolo. I giudici hanno invece inflitto 30 anni ad Antonino Abbate, 24 anni a Francesco Arcuri (difeso dall’avvocato Filippo Gallina), 22 anni a Salvatore Ingrassia e 14 anni proprio a Siragusa, al quale è stata riconosciuta la speciale attenuante prevista per i collaboratori di giustizia. Del tutto scagionati, invece, Paolo Cocco e Francesco Castronovo (difesi dagli avvocati Rosanna Vella, Edi Gioè e Debora Speciale).

Sono state anche riconosciute delle provvisionali alle parti civili: 370 mila euro in tutto alla famiglia Fragalà, difesa dagli avvocati Enrico Sanseverino ed Enzo Tarantino, 25 mila euro sia al Consiglio dell’ordine degli avvocati che alla Camera penale (rappresentati dagli avvocati Cesare Faiella e Giuseppe Scozzola), 10 mila euro al Consiglio nazionale forense, difeso dall’avvocato Antonio De Michele, 7 mila euro al Comune di Palermo (difeso da Giovanni Airò Farulla) e 5 mila euro alla fondazione Caponnetto, rappresentata da Alfredo Galasso.

Gli imputati furono arrestati il 15 marzo del 2017, proprio sulla scorta delle dichiarazioni di Chiarello che per la prima volta tirò in ballo anche Cocco e Castronovo che prima di allora non erano mai stati sfiorati dalle indagini. I giudici, però, hanno creduto alla versione di Siragusa, almeno in parte: l'imputato si è autoaccusato del delitto (avrebbe recuperato il bastone e anche fatto una telefonata allo studio di Fragalà per sapere quando l’avvocato sarebbe uscito), ma ha scagionato non solo Cocco e Castronovo, ma anche Arcuri (che invece è stato condannato).

Secondo Chiarello, Fragalà doveva essere punito perché ritenuto “cornuto e sbirro”, in quanto avrebbe spinto i suoi clienti a collaborare con la giustizia ed anche ad optare per i patteggiamenti, cose totalmente contrarie al codice dell’omertà di Cosa nostra. Il penalista non avrebbe dovuto essere ucciso, solo “avvertito” con “due colpi nelle gambe”. Chiarello avrebbe appreso i dettagli dell’agguato da Castronovo, che la sera del pestaggio si sarebbe presentato a casa sua con gli abiti sporchi di sangue. La moglie del pentito ha confermato questa versione, mentre l’imputato sostiene che Chiarello lo accusa per vendicarsi di una presunta relazione che avrebbe avuto con sua moglie. In base alle dichiarazioni del collaboratore, Arcuri avrebbe organizzato l’agguato su disposizione del capo del clan di Porta Nuova, Gregorio Di Giovanni (nei confronti del quale la Procura non ha però ritenuto di avere elementi sufficienti per procedere), Abbate avrebbe fatto da “palo”, Siragusa ed Ingrassia avrebbero dato “calci e pugni” all’avvocato e poi avrebbero coperto Castronovo e Cocco che lo avrebbero preso a bastonate. Ed è questa la tesi a cui ha creduto da sempre la Procura. Ma che non ha convinto i giudici.

Omicidio Fragalà, le intercettazioni

La matrice mafiosa del delitto è stata confermata anche da un altro pentito, Salvatore Bonomolo, secondo cui l’omicidio sarebbe stato compiuto “per fare un favore a quelli di Pagliarelli”. Francesco ed Andrea Lombardo hanno poi sostenuto di aver ricevuto in carcere le confidenze di Cocco e Castronovo: il primo avrebbe esultato alla notizia della volontà di pentirsi di Siragusa perché questi avrebbe potuto scagionarlo. Come in effetti è accaduto.

Omicidio Enzo Fragalà, 6 arresti © Ansa Foto

Nel 2015 era stata archiviata la prima inchiesta sull’omicidio del penalista, quella basata sulle dichiarazioni di un’altra collaboratrice di giustizia, Monica Vitale, che aveva fornito invece un movente passionale. La donna parlava de relato, cioè per aver appreso i presunti contorni dell’omicidio dal suo amante, Gaspare Parisi, del clan di Borgo Vecchio. Secondo il suo racconto, una sera Parisi sarebbe rientrato tardi e le avrebbe detto: “No, perché in piazza Ingastone è venuto Santino, tra cui si lamentava che l’avvocato Fragalà aveva fatto delle avances alla moglie di quello scafazzato di suo cugino”. E “venti giorni, assai assai un mese – aveva detto la pentita – e poi si è saputo dell’avvocato Fragalà”, cioè della sua uccisione. Sotto inchiesta erano così finiti diversi degli attuali imputati come Arcuri, Ingrassia, Siragusa e Abbate . Con le intercettazioni captate dai carabinieri in un’altra indagine era emerso che tutti in concomitanza dell’omicidio avrebbero staccato i loro cellulari. Inoltre Siragusa avrebbe detto: “Ancora quelli non è che sono tornati con il coso di legno”, ovvero il bastone. L’indagine venne poi archiviata perché una perizia fonica non riuscì a dimostrare con assoluta certezza che quella voce fosse proprio quella di Siragusa.
 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

L'omicidio dell'avvocato Enzo Fragalà, arrivano quattro condanne e due assoluzioni

PalermoToday è in caricamento