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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca Falsomiele / Via Falsomiele

Uccise il marito con 57 coltellate assieme ai due figli: tornano tutti liberi dopo aver scontato 5 anni

Il tribunale di Sorveglianza ha concesso l'affidamento in prova a Salvatrice Spataro e a Mario e Vittorio Ferrera, condannati a 9 anni e 4 mesi con l'abbreviato per l'omicidio di Pietro Ferrera, un ex militare, avvenuto nel 2015 a Falsomiele, dopo anni di violenze e umiliazioni. Per i giudici i tre hanno avviato un percorso critico rispetto al loro gesto

Dopo aver subito violenze, soprusi e umiliazioni per anni, la sera del 14 dicembre del 2018 massacrarono con ben 57 coltellate l'uomo che aveva reso la loro vita un inferno, Pietro Ferrera, un ex militare. Ad impugnare il coltello da cucina, nell'abitazione di via Falsomiele che condividevano, fu prima di tutto la moglie della vittima, Salvatrice Spataro, ma poi intervennero anche i suoi due figli, Mario e Vittorio Ferrera. Adesso - dopo essere stati condannati a 9 anni e 4 mesi di reclusione con il rito abbreviato - tornano tutti liberi perché hanno ottenuto dal tribunale di Sorveglianza l'affidamento in prova.

"Moglie e figli vittime di terrore e violenze"

I giudici hanno accolto la richiesta degli avvocati Giovanni Castronovo e Maria La Verde, che assistono la donna e i figli. In primo grado erano stati condannati a 14 anni e il gup Guglielmo Nicastro aveva escluso l'aggravante della crudeltà - Ferrera nonostante le 57 coltellate era morto nell'arco di pochi minuti e non avrebbe quindi patito alcuna sofferenza prolungata - ma il giudice aveva escluso pure la legittima difesa, da sempre invocata dagli avvocati: quella sera non ci sarebbe stato "un pericolo imminente per gli imputati" e ci sarebbe stata una "notevole sproporzione tra difesa e offesa", senza contare che i figli si sarebbero accaniti "su un uomo già morto". In appello, la Corte d'Assise d'Appello, presieduta da Angelo Pellino, il 17 giugno del 2021 aveva poi deciso di ridurre ulteriormente le pene a 9 anni e 4 mesi. Sentenza diventata definitiva.

Il gup: "Non agirono con crudeltà"

Da qui la richiesta al tribunale di Sorveglianza da parte dei difensori di Spadaro e dei figli. La donna dopo un periodo trascorso in carcere, aveva ottenuto gli arresti domiciliari col braccialetto elettronico e anche il permesso di svolgere attività di volontariato, come addetta alle pulizie in un convento. Il collegio presieduto da Raimonda Tomasino (relatore Federico Cimò) ha ritenuto che Salvatrice Spataro abbia compiuto un percorso proficuo e anche di revisione critica rispetto al suo comportamento passato e che "accoglie in modo attivo e propositivo gli spunti di riflessione tanto da fare emergere cambiamenti maturativi". I giudici rimarcano poi che "il contesto in cui il fatto di reato ha avuto la sua genesi permette di considerarlo come una manifestazione criminosa unica e irripetibile". Da qui la decisione di concedere l'affidamento in prova, assieme ad un percorso di sostegno psicologico e proseguendo l'attività di volontariato. Per i figli si è pronunciato il collegio presieduto da Nicola Mazzamuto (relatore Simone Alecci), che hanno fatto considerazioni simili.

La pena per i tre finirà nel 2027, ma se osserveranno le prescrizioni, potranno finire di scontarla fuori dal carcere e, dunque, con una prospettiva completamente diversa di vita, volta - come prevede la Costituzione - al loro reinserimento sociale.

(Nelle foto gli avvocati Giovanni Castronovo e Maria La Verde)

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