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Cronaca

Dopo le coltellate mortali la telefonata ai figli più piccoli: "Ho ucciso papà"

Omicidio di Falsomiele, gli investigatori hanno trovato le armi utilizzate: un grosso coltello da cucina, che sarebbe stato impugnato dalla donna, e due coltelli più piccoli, di quelli in dotazione nelle macellerie. "Una volta fece a pugni con un tizio dopo essersi convinto che ci provasse con la moglie"

Gli episodi di violenza in quella casa, a Falsomiele, sembravano essere all’ordine del giorno. Bastava una parola fuori posto, un rifiuto o un’occhiata di troppo per scatenare la rabbia di quel militare andato in pensione dopo una lunga lista di missioni, per ultimo quella in Kosovo. Un difficile quadro familiare di cui dovrà tenere conto il giudice nell'udienza di convalida del fermo della moglie Salvatrice Spataro, 45 anni, e dei figli Vittorio e Mario, di 21 e 20 anni, accusati dell’omicidio volontario di Pietro Ferrera. Dopo ore di interrogatorio, alla presenza del pm Gianluca De Leo, il gip ha deciso nel pomeriggio ha accolto la richiesta della Procura relativa alla custodia cautelare in carcere.

L’uccisione dell’uomo è avvenuta nella sua camera da letto. Almeno venti le coltellate che la moglie e i figli, rei confessi, gli avrebbero inferto causandone la morte. Subito dopo l’accaduto è stata la stessa moglie a contattare il 118 chiedendo l’intervento di un’ambulanza. Poi avrebbe chiamato anche i due figli piccoli, un quindicenne e una bambina di 10 anni che quella notte dormivano dalla nonna, per avvisarli dell’accaduto: “Ho ucciso papà”. Una telefonata arrivata, al di là della tensione che respirava in casa, quasi come un fulmine a ciel sereno.

L'uscita della madre e dei figli dalla Questura | Video

Quanto accaduto in quella villetta di via Falsomiele è ancora al centro delle indagini della Squadra Mobile della polizia, impegnata sin dalle prime battute a ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. Spataro e i due figli, però, si sarebbero subito assunti le proprie responsabilità ammettendo di avere colpito Pietro Ferrera. Da chiarire ancora se l’uomo sia stato raggiunto dalle coltellate durante il sonno o se ci sia stata una colluttazione che giustificherebbe il profondo taglio a una mano di uno dei due figli.

Gli investigatori hanno trovato e sequestrato le armi utilizzate: un grosso coltello da cucina, che sarebbe stato impugnato dalla 45enne, e due coltelli più piccoli, di quelli in dotazione nelle macellerie. I due figli, infatti, in passato avrebbero lavorato nel settore, ma più recentemente si erano dedicati alla gestione di un bar nella zona di Ballarò. Dentro quella caffetteria, riferisce qualche conoscente, avvenivano le liti tra padre e figli. L’ex militare in pensione non lavorava lì, ma passava spesso per controllare la situazione e ritirare gli incassi.

La vittima, secondo il racconto di altri conoscenti, perdeva spesso la pazienza e non riusciva a controllarsi. “So che una volta, per un normale battibecco avvenuto in macchina e davanti ai figli, ha colpito la moglie in faccia con il pugno chiuso. O ancora una volta ha fatto a pugni con un tizio dopo essersi convinto che ci provasse con la moglie, ma pare che neanche si conoscessero. Sono sconvolto da questa notizia, però immagino che in casa non respirasse aria di serenità”.

Un quadro complessivo che cozzerebbe però con un dato: sembrerebbe infatti che né la moglie né i figli abbiano mai denunciato formalmente casi di violenza o altro, ma secondo l'avvocato Maria Antonietta Falco - che difende la 45enne e i due ragazzi - uno dei figli L'omicidio di via Falsomiele, l'avvocato della moglie e dei figli della vittima: "Chiederò la scarceraziaveva incontrato una poliziotta al commissariato Brancaccio per presentare denuncia". Una versione che troverebbe fondamento nel timore di mettersi contro il capofamiglia. L'omicidio di via Falsomiele, l'avvocato della moglie e dei figli della vittima: "Chiederò la scarcerazione"
L'avvocato ha parlato anche di "una cultura medievale dove le parole parità, divorzio, separazione non esistono. I racconti dei tre erano sconvolgenti. Possono riassumersi in tre parole: terrore, disperazione e violenza".

Forse anche per questo motivo i due figli minori dormivano spesso dalla nonna materna e da una zia che vivono nella stessa zona. Un modo per proteggerli da scene di ordinaria aggressività che non si conciliano con la crescita di un adolescente. Lì riuscivano a stare lontani da quella tensione quotidiana, con i loro affetti e i loro passatempi, ma proprio mentre erano in casa dalla nonna hanno ricevuto quella tragica telefonata.

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