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Cronaca Falsomiele / Via Falsomiele

Omicidio a Falsomiele, superteste inchioda coppia di coniugi: le immagini

Emerge il ruolo attivo della donna, appassionata di armi. E l'uomo soffrirebbe di problemi psichici. I due sarebbero accusati da una telecamera e... da un testimone

Quando i poliziotti sono andati a trovare i Gregoli (per arrestarli) hanno trovato i coniugi insieme ai figli, dentro le pareti della normalità domestica. Una tranquillità "artificiale". Almeno secondo la versione del "super testimone" che inchioda Carlo Gregoli e Adele Velardo. Perché sarebbero loro i killer di Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela. Si va componendo il puzzle del duplice omicidio di via Falsomiele. Sono dei retroscena schiaccianti quelli che rischiano di inguaiare i coniugi Gregoli, fermati la scorsa notte dalla polizia.

Il "film" del delitto inizia poco prima delle 10 di ieri mattina. Gli "occhi" di una telecamera di videosorveglianza riprendono sia la Toyota Land Cruiser della coppia, che la Fiat 500 L (come si vede nella foto) di Bontà e Vela in via Falsomiele. Viaggiano in direzioni opposte, ma a un certo punto il Suv si accoda alla Fiat. Le auto scompaiono dall'inquadratura, ma meno di due minuti dopo, riappare la Toyota: in retromarcia imbocca il viale che porta all'abitazione dei Gregoli. L'omicidio si sarebbe compiuto proprio in quel "buco temporale". Da quello che emerge anche Adele Velardo, seduta sul lato passeggero, avrebbe sparato contro le vittime. Nella sequenza delle immagini i poliziotti l'avrebbero riconosciuta mentre riproduce il gesto della mano che impugna la pistola.

C'è poi il ruolo chiave del superteste, che appare in un'inquadratura a bordo della sua auto. E' lui che ricostruisce il vuoto di immagini. Rintracciato dagli inquirenti, avrebbe visto quello che è sfuggito alle telecamere. Un'auto parcheggiata, presumibilmente un Suv, un uomo che scende dalla macchina e spara. Una pioggia di colpi. Il testimone, che avrebbe assistito all'esecuzione osservando tutto dallo specchietto retrovisore, inguaia la coppia, si parla di "gravi indizi di colpevolezza", e disegna a sorpresa il ruolo "attivo" della donna nell'agguato.

Adele Velardo sarebbe infatti un'esperta tiratrice. Gli investigatori aspettano comunque l'esito degli esami balistici, ma ad avvalorare le ultime tesi c'è l'analisi completa della scena del delitto e in particolare i fori trovati, in tutto 20, e i bossoli recuperati, circa 6. Marito e moglie frequentano il poligono di tiro e detengono legalmente due pistole. Una di queste sarebbe "uguale" a quella da cui sono partiti i colpi che hanno ucciso Bontà e Vela. E' su tutto questo che poggia il provvedimento di fermo. In più Carlo Gregoli, secondo il racconto della donna agli inquirenti, soffrirebbe di problemi psichici, circostanza che comunque non gli ha impedito di ottenere l'autorizzazione per possedere le armi. Gli inquirenti adesso "stringono" il cerchio per accertare il movente. Per ora prevale una pista su tutte: la lite per i terreni confinanti. Vecchie ruggini che avrebbero spinto i due a sparare.

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