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Cronaca Tribunali-Castellammare / Via dei Cassari

L'omicidio di Emanuele Burgio alla Vucciria, dopo quasi un anno chiusa l'inchiesta per tre persone

Rischiano il processo i fratelli Matteo e Domenico Romano, nonché il figlio del secondo, Giovanni Battista. Per la Procura sarebbero stati loro ad ammazzare a colpi di pistola il giovane in via Cassari il 31 maggio scorso

Chiusa l'inchiesta per l'omicidio di Emanuele Burgio, 25 anni, assassinato a colpi di pistola la sera del 31 maggio scorso in via Cassari, alla Vucciria. Il procuratore aggiunto Paolo Guido ed i sostituti Giovanni Antoci e Gaspare Spedale si apprestano quindi a chiedere il rinvio a giudizio per Matteo e Domenico Romano, i due fratelli accusati, assieme al figlio del secondo, Giovanni Battista, di aver ucciso il giovane. I tre vennero fermati poche ore dopo il delitto dalla squadra mobile.

C'erano tantissime persone quella sera nei paraggi della trattoria "Zia Pina", gestita dalla famiglia della vittima, ma gli investigatori si scontrarono con un muro di omertà, riuscendo a ricostruire le fasi dell'omicidio grazie alle immagini riprese da alcune telecamere di sorveglianza. Ci sarebbe stata una discussione di circa un minuto tra i Romano e Burgio, finché nel video si vedrebbe Giovanni Battista Romano prendere l'arma da dietro la schiena e passarla allo zio Matteo, che materialmente avrebbe sparato al ragazzo, inseguendolo anche dopo un vano tentativo di fuga.

Le intercettazioni: "Ho comprato la pistola ieri e mi sono andato a rovinare!"

Domenico e Matteo Romano sono i fratelli di Davide Romano, il boss di Borgo Vecchio ritrovato incaprettato nel bagagliaio di una Fiat Uno abbandonata in via Titone, una traversa di corso Calatafimi, il 6 aprile del 2011. A sua volta Burgio è figlio di Filippo, che sta scontando una condanna definitiva per mafia perché aveva smistato i pizzini destinati al boss di Pagliarelli Gianni Nicchi. Il giovane, appassionato di boxe, quando venne ucciso era imputato a piede libero perché avrebbe trasportato diversi chili di hashish da Vicenza a Palermo nel 2017. Proprio per questo contesto sul delitto ha indagato la Dda, ma l'omicidio sarebbe avvenuto, secondo l'accusa, per motivi molto più banali.

Una serie di screzi e, in particolare, un piccolo incidente stradale risalente a una decina di giorni prima dell'omicidio, questo sarebbe il movente secondo gli inquirenti. Soltanto Domenico Romano decise di rispondere alle domande del gip Piergiorgio Morosini durante l'udienza di convalida e spiegò che "non dormo da tre notti, questo ragazzo mi poteva venire figlio, è stata una disgrazia o forse il destino". Secondo la sua versione, ci sarebbe stato uno screzio tra suo figlio Giovanni Battista e un parente di Burgio (che aveva descritto come uno che "se non mandava a cinque persone in ospedale ogni sera non se ne saliva") pochi giorni prima. Gli indagati non sarebbero andati alla Vucciria per uccidere il giovane e Domenico Romano aveva affermato di non sapere neppure della pistola.

I rilievi sul luogo dell'omicidio | Video

Sempre secondo questa versione, sarebbe stato Burgio a dire ai tre "vi devo scippare la testa e poi ci devo giocare a pallone", nonostante Domenico Romano lo avrebbe a suo dire apostrofato con "sottomissione". L'indagato aveva anche affermato che "se dobbiamo fare una cosa del genere non andiamo lì, con 200 mila persone e 300 mila telecamere monitorate a 360 gradi, con i nostri motori e cose...", aggiungendo: "Ho 50 anni, sono padre di quattro figli. Oggi (il giorno dell'interrogatorio, ndr) doveva sposarsi mia figlia... Mio figlio Giovanni ha due bambine piccole e aspetta un terzo figlio...".

I tre erano stati intercettati nella saletta della squadra mobile e riferendosi alla pistola, Matteo Romano diceva: "L'ho comprata ieri sera da un tunisino, 200 euro e mi sono andato a consumare". Il fratello Domenico gli chiedeva poi: "Glielo hai detto che tre anni fa ti aveva scannato a bastonate?", facendo emergere screzi risalenti nel tempo. Aggiungeva inoltre: "Ci siamo andati a rovinare! Ci siamo andati a rovinare!".

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