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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Noce / Via Luigi Settembrini

Accusato di aver ucciso la compagna finisce a processo, un vicino: "Le liti tra loro erano quotidiane"

Iniziato il dibattimento per Carlo Di Liberto, arrestato due anni dopo la morte di Anna Alexandra Hrynkiewicz, che venne trovata senza vita con una ferita alla testa su un marciapiede di via Settembrini, alla Noce. Sentito un testimone: "Quella sera ho sentito lei che diceva: 'Basta, smettila' e lui che le rispondeva: 'Bastarda'..."

"Ho sentito che litigavano, lei diceva: 'Basta, basta, finiscila, smettila...' e lui rispondeva: 'Bastarda'... I litigi erano quasi quotidiani, non ci si dava più attenzione...". Così ha raccontato stamattina un vicino di Carlo Di Liberto, 47 anni, finito ora sotto processo perché accusato di aver ucciso la compagna polacca, Anna Alexandra Hrynkiewicz, di 44 anni, il 10 maggio del 2019, in via Settembrini, alla Noce.

Di Liberto venne arrestato due anni dopo, a giugno del 2021: il corpo della donna, infatti, era stato trovato per strada e si era inizialmente ipotizzato che la vittima fosse morta d'infarto. Una ferita alla testa, però, aveva alla fine portato la Procura a sostenere l'accusa di omicidio nei confronti dell'uomo, che avrebbe ucciso la compagna al culmine di una lite.

E delle "liti quotidiane" così come dello "stato di alterazione" perché "beveva" dell'imputato ha parlato stamattina, davanti alla prima sezione della Corte d'Assise, presieduta da Sergio Gulotta, uno dei vicini della coppia. "Quella sera siamo rientrati verso le 22.30 - ha spiegato rispondendo alle domande del sostituto procuratore Giulia Beux - mentre mia moglie è andata a dormire, io ho prima mangiato qualcosa. E, proprio mi trovavo in cucina, ho sentito la lite al piano di sotto, dove abitavano Di Liberto e la signora Anna. Ho sentito lei che diceva: 'Ahi, ahi, basta, smettila...' e lui che diceva: 'Bastarda'. Visto che queste discussioni erano quasi quotidiane non ho fatto nulla, mi sono fatto una doccia e sono andato a dormire".

Il teste non avrebbe sentito null'altro: "Sono stato svegliato poi dalle voci dei poliziotti e dai lampeggianti - ha raccontato - mi sono affacciato, la signora Anna era già a terra. Sono sceso e un poliziotto mi ha chiesto se la conoscevo. Ho detto di sì, che era la compagna di Di Liberto ed ho indicato la loro abitazione".

A quel punto, secondo la versione del vicino, gli agenti avrebbero iniziato a bussare alla porta della coppia. "Di Liberto si è affacciato e ha detto: 'Ce l'avete il mandato? Tutti questi siete venuti tutti per me?'". Il testimone ha poi descritto l'imputato come una persona che conosceva da 20 anni e "reputavo amico" fino a che, l'anno precedente, nell'estate del 2018, ci sarebbero state delle discussioni tra i due legate a dei lavori di ristrutturazione nella casa del testimone.

In quella circostanza Di Liberto sarebbe uscito a petto nudo e avrebbe iniziato a gridare: "Diceva di essere infastidito dai rumori - ha spiegato ancor il testimone - e pretendeva che gli operai iniziassero alle 8 e staccassero tra le 13 e le 16 perché lui e la compagna dovevano riposare". Il vicino ha raccontato che "spesso Di Liberto era alterato", "è uno che beveva da sempre".

L'imputato ha sempre respinto le accuse, sostenendo di aver sì litigato con la compagna, ma che lei poi si sarebbe allontanata. E si sarebbe sentita male per strada. Un'ipotesi che in prima battuta aveva convinto anche gli investigatori, anche se erano rimasti dei dubbi su una ferita alla testa della vittima, compatibile con la caduta, ma anche - questa la tesi della Procura - con un colpo inferto con un oggetto contundente.

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