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Cronaca Noce / Via Dante

"Ninni" Giarrusso uccisa con 27 coltellate in via Dante, dopo 10 anni si cerca ancora l'assassino

La donna venne massacrata nel suo negozio di parrucche il 30 aprile del 2012 per un movente mai chiarito. La famiglia ha incaricato un esperto di ricavare l'identikit del killer dal dna, subito individuato dagli inquirenti grazie ad una traccia di sangue. Il ricordo della nipote: "Quel giorno dovevamo andare al mare, era tutto pronto ma non sei mai arrivata..."

Sarebbe dovuta andare al mare con la nipote quel 30 aprile di dieci anni fa, ma sulla spiaggia, tra i colori e gli odori che amava più di ogni cosa, non arrivò mai. A fermarla furono 27 coltellate e una paio di forbici conficcate nella gola, un assassino di cui si conosce sin dall'inizio il dna, ma che ad oggi non è mai stato identificato. Una fine terribile, quella di Antonietta "Ninni" Giarrusso, titolare del negozio di parrucche di via Dante dove fu ammazzata nel 2012, che tuttavia la città - grazie all'impegno proprio della nipote, Daniela Carlino - non ha dimenticato.

Una donna uccisa con una violenza inaudita (il coltello si ruppe) e che però non ha mai avuto giustizia, nonostante indagini lunghissime. Un delitto di cui ancora oggi, dopo due lustri, non è neppure chiaro il movente. Si spera di trovarne la chiave proprio grazie all'analisi del dna del killer, ricavato dal sangue che lui stesso aveva lasciato all'interno del negozio: con i nuovi strumenti scientifici a disposizione, un esperto incaricato dalla famiglia della vittima - come anticipato da PalermoToday - cercherà di ricavare i suoi tratti (colore degli occhi e dei capelli, per esempio) e di tracciare un identikit.

Daniela Carlino da sempre cerca la verità sulla morte della zia che per lei era come una madre. Negli ultimi mesi è riuscita a far sistemare una targa che la ricordi proprio in via Dante e anche a farle dedicare una delle panchine rosse di piazza San Francesco di Paola. Ieri, con un toccante post su Facebook, ha voluto ripercorrere le ore apparentemente serene che precedettero l'omicidio: "Quel messaggio arrivava sempre con largo anticipo: 'Nanni sono sotto casa tua, scendi'. Invece eri ancora a casa, a sorseggiare caffè e a fumare una Merit, ma cercavi sempre di fregarmi giocando d'anticipo, perché sapevi che avrei fatto le cose con flemma e tu non volevi perdere tempo ad aspettarmi sotto casa, il mare non poteva attendere... Il mare ci avrebbe aspettato anche quel 30 aprile di dieci anni fa, nel primo pomeriggio, intorno alle 15. Tutto era pronto dalla sera precedente: teli, costumi e protezioni solari dentro a una sacca, 'You are the first, the last, my everything' di Barry White a oltranza in macchina... Non è andata così, non arrivammo mai al mare, perché quella calda mattina qualcuno decise di rubarti i sogni strappandoti agli affetti più cari, facendomi cadere dentro un grande vuoto che ancora oggi mi attanaglia...".

Nelle ore immediatamente successive all'omicidio si ipotizzò una rapina finita nel sangue e venne anche sospettato un clochard. La pista sfumò rapidamente perché non solo la porta del negozio non era stata forzata (e non fu mai ritrovato un secondo mazzo di chiavi che serviva per aprirla), ma nella cassa c'erano dei soldi. Il dna ricavato dalla traccia di sangue dell'assassino, lasciata su una tenda, fu confrontato poi con quello di decine di persone - parenti e conoscenti della vittima - ma senza alcun esito. L'unica cosa sparita davvero dal negozio, come ricostruito dalla nipote, era l'agendina della "signorina Ninni", come tutti la chiamavano, quella in cui appuntava numeri di telefono e contatti: che ci fosse anche quello dell'assassino?

L'omicidio fu messo anche in relazione con il suicidio di un transessuale, avvenuto il 3 maggio 2012. La vittima conosceva Antonietta Giarrusso. Dopo una serie di accertamenti anche questa pista fu scartata. Il pm che da tempo coordina l'indagine aveva valutato anche l'ipotesi di riesumare la salma della persona trovata impiccata, ma ad oggi non se n'è fatto nulla. L'inchiesta era stata anche archiviata, ma un dato certo secondo il gip ci sarebbe stato: Antonietta Giarrusso conosceva il suo assassino.

Oggi "come ogni anno, assieme ai frati minimi di San Francesco di Paola e a chi ti ha voluto bene, cercheremo di colmare quel vuoto con una preghiera - scrive la nipote su Facebook di Giarrusso - ti celebreremo con i nostri ricordi e con tutto l'amore che abbiamo dentro. Dopo la consueta messa non mancherò al nostro appuntamento al mare. Ti raggiungerò in quel luogo dov'eravamo solite andare, me ne starò seduta a guardare quella sottilissima linea che ci separa, sperando che un giorno tu possa avere davvero la pace che meriti. Quel mare che amavi tanto, il suo odore, il profumo del sale, oggi è il mio rifugio ogni volta che mi mancano i tuoi abbracci, quei baci pieni d'amore che volevo non finissero mai... E' una carezza tutte le volte che i ricordi di quella mattina diventano opprimenti e sento mancare il respiro, è sostegno tutte le volte che prevale lo sconforto a causa di una giustizia terribilmente lenta - afferma ancora Daniela Carlino - è coraggio in mezzo a tanta omertà, è forza d'animo tutte le volte che devo difenderti dagli sciacalli che in questi anni hanno provato a calpestarti una seconda volta. Nella grandezza del mare, nella sua profondità, le distanze si accorciano... Così, nel ricordo di quelle nostre mattine di sole, tra le note di Barry White, il tempo perde valore e posso ancora immaginarti bella, abbronzata, sorridente e piena di vita...".

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