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Cronaca Noce / Via Dante Alighieri

"Ninni" Giarrusso uccisa con 27 coltellate, una targa e una panchina rossa in via Dante per ricordarla

La titolare del negozio di parrucche fu massacrata il 30 aprile del 2012 e, nonostante sia stato ritrovato il dna, l'assassino non è mai stato individuato. L'iniziativa voluta dalla nipote della vittima, Daniela Carlino, è sostenuta anche dal Comune e dall'associazione "Emily". Sabato 27 la cerimonia

Una panchina rossa e una targa in via Dante per ricordare Antonietta "Ninni" Giarrusso, la titolare del negozio di parrucche che si trovava proprio in quella strada, massacrata con 27 coltellate prorpio nella sua attività il 30 aprile del 2012. La cerimonia si terrà alle 11 di sabato 27 e l'iniziativa, voluta dalla nipote della vittima, Daniela Carlino, è stata possibile anche con il contributo del Comune, che ha dato subito il suo via libera, e dell'associazione "Emily".

La panchina sarà sistemata in via Dante tra oggi e domani e sarà poi dipinta di rosso, come simbolo contro la violenza sulle donne. Antonietta Giarrusso venne uccisa in pieno giorno e da qualcuno che evidentemente conosceva, visto che non vi fu alcuna effrazione per entrare nel negozio, che fu poi chiuso a chiave dall'esterno. Fu ammazzata da un uomo, che le conficcò anche un paio di forbici in gola, come ha rivelato il dna estrapolato da una traccia di sangue ritrovata su una tenda dell'attività. Dell'assassino, ad oltre 9 anni dall'omicidio, però, non si sa altro e non è mai stato individuato.

Sulla targa sarà inserita anche una frase voluta da Daniela Carlino, che da sempre lotta per arrivare alla verità e dare giustizia alla zia alla quale era particolarmente legata: "Perché nessuna donna sia più vittima della violenza di un uomo e del silenzio omertoso". Il riferimento all'omertà non è casuale, visto che Giarrusso venne uccisa in pieno giorno e in una zona molto trafficata, ma nessuno sentì, vide e si accorse di nulla.

Nelle prime ore dopo il delitto si pensò ad una rapina finita tragicamente, ma dopo il ritrovamento di oltre mille euro nella cassa del negozio la pista ovviamente sfumò. Si è sempre impotizzato a un delitto d'impeto, cioè che il killer sia stato spinto da rancori personali e profondi nei confronti della donna. Decine di persone furono sottoposte al test del dna, ma tra parenti e conoscenti nessuno risultò compatibile con la traccia lasciata dall'assassino. Non furono mai ritrovati un secondo mazzo di chiavi del negozio e un'agendina in cui Antonietta Giarrusso appuntava numeri di telefono.

Pochi giorni dopo il delitto, il 3 maggio del 2012, venne ritrovato impiccato un transessuale che conosceva la "signorina Ninni". Non si esclusero legami tra le due vicende, ma il dna del suicida non è mai stato confrontato con quello del killer. Un'operazione che il pm Renza Cescon, che coordina l'inchiesta, ha tuttavia intenzione di effettuare.

Una speranza concreta per arrivare ad identificare l'assassino è quella, richiesta dall'avvocato Stefano Santoro, che assiste Daniela Carlino, della fenotipizzazione del dna: un accertamento che consentirebbe di estrapolare altre informazioni sul killer, dal colore dei capelli a quello degli occhi, per arrivare a tracciarne un identikit più preciso.

Il presidente dell'associazione "Emily", il consigliere comunale Milena Gentile, in una nota afferma che "con tutta l'associazione abbiamo subito accolto con slancio e determinazione l'idea della nipote di Antonietta Giarrusso, Daniela Carlino, perché la città potesse ricordare con un segno tangibile la zia. Se siamo riusciti a programmare l'installazione di questa speciale panchina rossa in prossimità della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne è anche grazie alla sensibilità del sindaco, Leoluca Orlando, e dell'intera Giunta". 

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