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Cronaca

"Parteciparono anche loro all'omicidio di Aldo Naro", a processo tre ex buttafuori del Goa

Dopo 7 anni di battaglie, il giudice accoglie la tesi sostenuta dalla famiglia del giovane medico, secondo cui ad ammazzarlo non sarebbe stato soltanto il calcio alla tempia sferrato da un ragazzo, già condannato in via definitiva, ma anche i colpi ricevuti dagli imputati

Da anni la famiglia di Aldo Naro, il giovane medico ucciso al culmine di una rissa nella notte tra il 13 ed il 14 febbraio del 2015 all'interno del "Goa" dello Zen, si batte perché convinta che la sua morte non sia stata provocata soltanto dal calcio alla tempia sferrato dall'allora diciassettenne Andrea Balsano (già condannato in via definitiva per il delitto), ma anche dall'intervento di altre persone. E oggi il gup Rosario Di Gioia ha accolto questa tesi, decidendo di rinviare a giudizio per concorso in omicidio Gabriele Citarrella e Francesco Troia, vigilantes inquadrati nel locale, e Pietro Covello, che avrebbe invece fatto il buttafuori abusivamente nella discoteca.

Una vittoria per i parenti della vittima, parte civile con l'assistenza degli avvocati Salvatore e Antonino Falzone. Il giudice ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dei sostituti Claudio Camilleri ed Enrico Bologna. Il processo inizierà il 9 giugno davanti alla Corte d'Assise.

Le telefonate choc al 118 dopo il delitto | Audio

"Un solo colpo non avrebbe potuto generare una tale emorragia cerebrale e le lesioni ossee", questo è uno dei punti salienti della nuova autopsia eseguita sul corpo di Naro l'anno scorso e che aveva di conseguenza portato a dedurre che ad aggredire il giovane, provocandone il decesso, non avrebbe potuto essere una sola persona, ovvero Balsano, che per il delitto si era costituito dopo alcuni giorni. Ha sempre sostenuto che non avrebbe avuto intenzione di ammazzare la vittima.

L'autopsia era stata eseguita con una strumentazione particolare e questo avrebbe consentito di rilevare una serie di lesioni, come la rottura del setto nasale, una "lesione fratturativa del massiccio facciale e della seconda vertebra cervicale con infiltrazione ematica" e l'atroce "agonia per gasping con inalazione del sangue sceso nei polmoni", non riscontrati in precedenza. I periti avevano inoltre parlato di "una sequenza rapida di molteplici colpi ad alto impatto contusivo nella regione cranica".

Altri giovani, ma anche i titolari della discoteca, sono già finiti a giudizio per rissa aggravata dall'aver provocato la morte di Naro e per favoreggiamento. Per la famiglia del medico, però, la responsabilità dell'omicidio non avrebbe dovuto essere attribuita solo a Balsano, ma anche ai tre imputati oggi rinviati a giudizio. Sarebbe stato un pestaggio, quindi, quello avvenuto nella discoteca, e non una rissa.

La reazione della famiglia

"Da sempre sosteniamo che a uccidere nostro figlio non sia stato soltanto il minorenne già condannato. Oggi, dopo sette anni, arriva finalmente una pronuncia che ci fa ben sperare per il definitivo accertamento delle responsabilità dei singoli partecipanti all’omicidio. Ci batteremo con tutte le nostre forze per ottenere giustizia", affermano i genitori della vittima, Rosario Naro e Anna Maria Ferrara.

Per i loro legali: "Sono stati anni durissimi per i genitori e per la sorella di Aldo Naro. Anni caratterizzati da un senso di frustrante solitudine e isolamento. La vicenda Naro ha avuto finora uno sviluppo processuale complesso ed è stata caratterizzata anche da aspetti inquietanti. Se oggi si è arrivati a questo snodo è grazie all’ostinazione dei familiari della vittima e ad alcuni provvedimenti giudiziari che hanno aperto una breccia in un muro che sembrava impenetrabile".

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