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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Caccamo

Chiusa l'inchiesta sull'omicidio di Roberta Siragusa, per l'ex fidanzato si avvicina il processo

A meno di un anno dall'uccisione della diciassettenne, trovata senza vita in un dirupo di Caccamo il 24 gennaio scorso, l'avviso di conclusione delle indagini è stato notificato a Pietro Morreale, 19 anni, unico indagato per il delitto. Ha sempre negato di averla ammazzata e poi bruciata

A poco meno di un anno dall'omicidio di Roberta Siragusa, la diciassettene ritrovata senza vita e con delle ustioni sul corpo in un dirupo del Monte San Calogero, a Caccamo, la mattina del 24 gennaio scorso, il procuratore capo di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio, ed il sostituto Giacomo Barbara hanno chiuso le indagini. A Pietro Morreale, 19 anni, ex fidanzato della giovane ed unico indagato per il delitto - che ha sempre negato di aver ucciso la ragazza - è stato notificato l'avviso di conclusione e si fa quindi più vicino il processo.

Fu proprio il ragazzo a far ritrovare il cadavere di Roberta Siragusa quel giorno. Avevano passato la serata insieme con altri amici, nonostante la zona rossa. Poi, a dire dell'indagato, avrebbero litigato e lei, dopo essersi cosparsa di benzina, avrebbe deciso di uccidersi. Morreale spiegò che per cercare di salvarla si sarebbe anche bruciato una mano.

Tutti i punti oscuri dell'uccisione di Roberta

Una versione che per gli inquirenti è stata sempre ritenuta inattendibile. Dall'autopsia era infatti emerso che la ragazza avrebbe avuto una profonda ferita alla testa e segni di ustioni in vari punti del corpo, tanto da non avere più i capelli. Successivamente, grazie alle immagini riprese da alcune telecamere di sorveglianza vicino al campo spotivo di Caccamo e ad alcuni oggetti - tra cui una chiave che era certamente di Roberta Siragusa - la Procura ha sostenuto che la giovane sarebbe stata uccisa proprio lì e poi data alle fiamme. Un'auto - che per l'accusa sarebbe quella di Morreale - sarebbe poi rimasta ferma mentre era in corso il rogo.

Secondo questa ricostruzione, il corpo senza vita della ragazza sarebbe stato poi trasportato lungo il Monte San Calogero e poi gettato nel dirupo, dove non furono trovate tracce di incendio. Per gli investigatori, inoltre, una telecamera avrebbe ripreso l'auto di Morreale passare per ben due volte lungo la strada sterrata che porta a quella zona di Caccamo nella notte tra il 23 ed il 24 gennaio.

Gli amici dei due spiegarono ai carabinieri che tra i due giovani vi sarebbe stato un rapporto "morboso" e che Morreale avrebbe anche picchiato e minacciato persantemente la vittima. Uno di loro, che fu quasi certamente l'ultimo ad aver sentito Roberta Siragusa quella sera, aveva consegnato un scambio di messaggi, avvenuto intorno all'una. "Lei mi ha inviato un messaggio dicendomi che Pietro voleva avere un rapporto sessuale con lei. All'1.06 mi ha scritto: 'Devo staccare', all'1.07: 'Vediamo come va a finire con quello' e all'1.09: 'Torno tra mezz'ora, non più tardi'. Le ho risposto alle 2.30 e le ho detto di contattarmi per qualsiasi cosa".

Ma la diciassettenne non aveva dato più alcun segnale. Tanto che il giovane aveva detto: "Non ho dormito per tutta la notte per un brutto presentimento", aggiungendo che "ho detto più volte a Roberta di interrompere la relazione con Pietro perché sarebbe accaduto qualcosa di brutto, lei mi rispondeva dicendomi di aver paura delle minacce di Pietro rivolte sia a lei che alla sua famiglia".

La Procura non ha mai creduto alla versione alternativa fornita dall'indagato, che è assistito dall'avvocato Gaetano Giunta e che si trova in carcere da quello stesso 24 gennaio. Adesso Morreale, se lo vorrà, potrà eventualmente chiedere di essere interrogato. Poi nel giro di poche settimana, i pm potrebbero formulare per lui la richiesta di rinvio a giudizio.

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