"Uccise il suo pusher di cocaina per un debito di 700 euro", la Procura chiede l'ergastolo
La pena è stata invocata per Pietro Seggio, titolare del ristorante "All'antico borgo" di via Molara, che avrebbe sparato un colpo alla testa a un piccolo spacciatore di Falsomiele, Francesco Manzella. Il delitto avvenne in via Costa, a due passi dal carcere Pagliarelli, il 17 marzo del 2019
Ergastolo. E' questa la richiesta di condanna che la Procura ha formulato stamattina alla Corte d'Assise per Pietro Seggio, titolare del ristorante "All'antico borgo" di via Molara, accusato di aver ucciso con un colpo di pistola alla testa un piccolo spacciatore di Falsomiele, Francesco Manzella, il 17 marzo del 2019 in via Costa, a due passi dal carcere Pagliarelli.
Per il procuratore aggiunto Ennio Petrigni ed i sostituti Giovanni Antoci e Giulia Beux non ci sono dubbi: sarebbe stato Seggio a premere il grilletto contro la vittima, che conosceva bene in quanto sarebbe stato un suo fornitore di cocaina. E ad armare la sua mano sarebbe stato proprio un debito di 700 euro legato all'acquisto di droga. Una ricostruzione che la difesa di Seggio, rappresentata dall'avvocato Giovanni Castronovo, ha invece sempre contestato, sostenendo la totale innocenza dell'imputato.
L'omicidio avvenne di notte e l'auto di Manzella venne ritrovata ancora accesa. Ad incastrare Seggio, secondo la Procura, sarebbero prima di tutto i tabulati telefonici - gli ultimi contatti della vittima prima di morire sarbbero stati proprio quelli con il ristoratore - ma anche le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza in vari punti della città. In particolare, gli inquirenti ritengono di aver ricostruito grazie a questi video tutti i movimenti dell'auto di Seggio, un'Audi. Sulla macchina, così come sul giubotto che l'imputato avrebbe indossato quella sera, sarebbero state poi ritrovare tracce di polvere da sparo.
Per la difesa, invece, che ha affidato una sua consulenza sui video ad un esperto, le immagini non proverebbero affatto che Seggio sia l'assassino, anche per una questione di tempi, incompatibili con l'esecuzione del delitto. L'imputato - che si era avvalso della facoltà di non rispondere durante l'interrogatorio di garanzia - non ha mai negato di conoscere la vittima. Anzi. Aveva spiegato di aver contattato Manzella quel giorno per ben due volte, alle 17.30 e alle 20. Due ore dopo quest'ultima telefonata gli sarebbe stata consegnata la cocaina che avrebbe richiesto vicino al suo ristorante.
Seggio ha poi spiegato agli investigatori che quella sera sarebbe rimasto proprio nel suo locale, senza mai muoversi fino a circa mezzanotte e mezza. Avrebbe atteso una ragazza che avrebbe contattato in rete, ma che poi non si sarebbe mai presentata. Poi sarebbe tornato a casa. La difesa ha infine affermato che il debito di 700 euro non potrebbe essere il movente perché tra Seggio e Manzella i rapporti sarebbero stati sempre sereni.