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Cronaca Cefalù

In hotel al mare tra aperitivi e champagne, ma senza pagare il conto: giornalista condannata

Ad agosto del 2013 la donna sparì nel nulla dopo aver soggiornato 6 notti al "Riva del sole" di Cefalù e accumulato spese per 911 euro. La Cassazione ha confermato la pena di un mese, condizionandone la sospensione allo svolgimento di lavoro gratuito per conto del Comune. Aveva già usato lo stesso trucco in una struttura di Collesano

L'ultima settimana di agosto in un hotel a tre stelle con una splendida vista sul mare di Cefalù a due passi dal centro storico. Sei giorni tra colazioni, aperitivi, consumazioni al bar e pure una bottiglia di champagne da 40 euro consegnata in camera. Al momento di pagare il conto da 911 euro, però, era sparita nel nulla. Un comportamento che è costato ad A. S., 49 anni, all'epoca dei fatti giornalista pubblicista, una condanna per insolvenza fraudolenta.

Come ha stabilito la settima sezione della Cassazione (collegio presieduto da Luigi Agostinacchio), l'imputata dovrà scontare un mese, oltre a risarcire la parte civile. Il ricorso di A. S. è stato infatti ritenuto inammissibile dai giudici ed è stato così confermato il verdetto d'appello, emesso il 17 febbraio dell'anno scorso, che ha anche concesso la sospensione condizionale della pena all'imputata, ma solo a condizione che lavori gratuitamente per un mese per conto del Comune di Cefalù.

La giornalista si era presentata all'hotel Riva del Sole alla fine di agosto del 2013 con il suo compagno e aveva alloggiato in una camera doppia con, comprese nel prezzo, anche le consumazioni al bar. Una sera i due si erano fatti pure portare una bottiglia extra in stanza, naturalmente champagne. Dopo qualche giorno di permanenza, nella struttura avevano chiesto ai due che venisse versato almeno un acconto o fornita una carta di credito come garanzia per il pagamento, ma A. S. aveva risposto di non averne una. Dopo la sesta notte, però, la coppia si era volatilizzata e senza aver versato un solo centesimo per la vacanza. I titolari dell'hotel avevano quindi allertato la polizia e il 6 settembre, la coppia era stata denunciata.

Era emerso subito che non era la prima volta che l'imputata spariva nel nulla al momento di pagare il conto, tanto che pochi mesi prima dei fatti di Cefalù, a marzo del 2013, aveva utilizzato lo stesso trucchetto in un agriturismo di Collesano. Un episodio per il quale è stata poi condannata in via definitiva.

La Cassazione ha rigettato il ricorso di A. S. rimarcando che "si era presentata nella struttura alberghiera di Cefalù manifestando la disponibilità di mezzi economici e dopo la permanenza di sei notti, e dopo aver fruito di vari servizi, si era allontanata senza pagare, rendendosi irreperibile".

I giudici d'appello avevano peraltro già escluso "ogni tenuità del fatto, facendo riferimento ai precedenti dell'imputata, ritenuti sintomatici di una condotta abituale" e "di uno stile di vita basato sulla perpetrazione di reati contro il patrimonio". La donna è stata così condannata dalla Cassazione anche a pagare le spese processuali e a versare tremila euro alla Cassa delle ammende. Molto più del conto dell'hotel Riva del Sole.
 

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