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Cronaca

LETTORI. Un palermitano a New York "Come ho vissuto l'uragano Sandy"

"Le code ai supermercati, gli avvertimenti delle autorità ma pure il senso di responsabilità dei newyorkesi". E una considerazione: "Se la mia città va in tilt per un'acquazzone, spero non debba mai affrontare una calamità del genere"

Di Thomas Ricotta
La prima volta che ho avuto a che fare con una calamità naturale a New York è stato lo scorso anno con “Irene”. In realtà ero in procinto di tornare a Palermo per le mie vacanze estive, e riuscii a partire prima che la tempesta raggiungesse la “città che non dorme mai”. La minaccia di una catastrofe è tornata quest’anno con “Sandy”, l’uragano che da 3 giorni è il principale argomento di discussione e di preoccupazione per milioni di newyorkesi e altri americani nella costa nord est degli Usa.

Gli Stati Uniti purtroppo non sono nuovi a questo tipo di pericoli. Ancora toccate dai danni e soprattutto dalle vittime causate dall’uragano Katrina di qualche anno fa, le autorità hanno iniziato una costante opera di informazione tramite tutti i canali possibili (tv, internet, radio, etc.). “La prudenza non è mai troppa”, sembra ormai essere la linea guida sia del governatore Cuomo sia del sindaco Bloomberg, che hanno invitato più volte i cittadini a non sottovalutare la minaccia di quella che è stata definita la tempesta perfetta o “Frankenstorm”. I consigli? Fare scorta di provviste e rimanere in casa. Le conseguenze? Chiusura di tutti gli uffici pubblici, la maggior parte dei privati, e la sospensione del servizio delle metropolitane e autobus.

Cosi, nel fine settimana i supermercati sono stati oggetto di lunghe code. Io stesso domenica mi sono trovato in fila per più di un’ora prima di poter arrivare alla cassa del supermercato dove sono solito fare acquisti nella zona di Hell’s Kitchen, a pochi passi da Central Park. Oltre all’attesa, che non è mai piacevole, tutto il resto è stato molto civile e tranquillo, con le uniche inconvenienze nella difficoltà a trovare dei carrelli e a muoversi con facilità tra i vari corridoi occupati dalle persone in coda.

Ad aver avuto il sopravvento tra gli abitanti della grande mela non sembra essere stata la paura, ma bensì il senso di responsabilità verso quello che le autorità hanno consigliato di fare. Penso sia un sentimento comune quello di essere andati a letto domenica con un po’ di ansia ma anche con un pizzico di curiosità per quello che si sarebbe potuto trovare una volta svegliati il giorno dopo.

“Sandy” ha però deciso di rallentare il suo cammino, e stamattina sembrava essere una normale giornata di pioggia, con cielo grigio e raffiche di vento. Giornate piuttosto comuni qui a New York. Col passare del tempo, pur con l’uragano ancora lontano dall’essersi manifestato in tutta la sua forza, si è iniziato a percepire concretamente la sua pericolosità. Le passeggiate lungo i due fiumi, Hudson ed East river, sono state sommerse nella zona bassa di città, ma l’apice si è raggiunto per il momento sulla 57esima strada, nel cuore della città. La cima di una gru, ancorata ad un palazzo di 75 piani in costruzione, si è piegata su stessa per il forte vento, minacciando di cadere da un momento all’altro.

Questo spiega lo strano rumore che io, cosi come altri che abitano vicino, abbiamo sentito intorno alle 3 di pomeriggio. Rumore subito seguito da sirene dei vigili del fuoco e della polizia, che accorsi sul posto hanno chiuso la strada ed iniziato ad evacuare gli edifici vicini, minacciati dai frammenti di metallo che precipitano dalla gru di tanto in tanto.

Mentre scrivo, sono quasi le cinque di pomeriggio, e le ultime previsioni dicono che il peggio dovrebbe verificarsi a New York intorno alle 9 di sera e durare fino alle 2 di Martedi mattina, con il rilascio del massimo carico di pioggia e vento. Adesso non mi resta che aspettare Sandy, sperando che perda forza nel suo lento cammino verso New York e vedere come la città sarà in grado di reagire, e vedere se le misure di sicurezza messe in atto hanno funzionato o meno.

Nei miei 28 anni vissuti a Palermo prima di decidere di emigrare per trovare lavoro, non mi era mai capitato di trovarmi in una situazione del genere. L’unico avvenimento forse comparabile è il terremoto del 2002, che fortunamente causò più paura che danni. Di certo non ricordo lo stesso livello di attenzione da parte della autorità e dei media, ma indubbiamente la natura delle due calamità è cosi diversa, e la loro forza e conseguenze non prevedibili allo stesso modo, per cui non sarebbe corretto muovere delle critiche.

Quello che invece ho ancora negli occhi sono le immagini degli automobilisti intrappolati nei sottopassaggi di viale Regione Siciliana qualche tempo fa in seguito ad un forte acquazzone. Se una città non è in grado di garantire la sicurezza dei proprio cittadini in situazione che dovrebbero essere considertà di normalità, non oso immaginare cosa potrebbe succedere in caso di uragano.

 

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