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Cronaca Uditore-Passo di Rigano / Via Ferdinando di Giorgi

Neonata gettata nel cassonetto, il medico in aula: "Era già morta"

La Corte d'Assise ha ascoltato il teste citato dall'accusa. Si tratta di Marcello Vitaliti, dell'ospedale Civico: "La neonata, per le disagiate condizioni in cui era nata, poteva essere ritenuta morta a causa delle evidenti sofferenze patite"

Sarebbe morta almeno due ore prima di essere gettata nel cassonetto. E’ stato ascoltato oggi dalla Corte d’Assise, in qualità di teste, il medico dell’ospedale Civico Marcello Vitaliti che nel novembre dello scorso anno esaminò il corpo della neonata gettata da Valentina Pilato in un contenitore dei rifiuti di via Ferdinando Di Giorgi, in zona Uditore. Per la donna, detenuta e imputata per omicidio volontario, l’avvocato aveva richiesto la scarcerazione. Un’istanza accolta dalla Corte di Cassazione che aveva annullato, con rinvio, la decisione del tribunale del Riesame che, invece, aveva confermato la custodia cautelare in carcere.

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Il dottore Vitaliti, citato dal pm, ha spiegato che la neonata, per le particolari e disagiate condizioni in cui era nata, poteva essere ritenuta morta a causa delle evidenti sofferenze che aveva patito durante il parto. Tutto avvenne all’alba di quella mattina, quando la Pilato diede alla luce la bambina dopo una gravidanza indesiderata e, forse, frutto di una relazione extraconiugale. L’accusa sta tentando di ricostruire i contorni della vicenda, cercando di chiarire se la bambina fosse morta prima o dopo che la madre se ne liberasse. Un particolare fondamentale per stabilire quale sia il capo d'imputazione, e dunque l'eventuale condanna, giusto per la 34enne palermitana.

Valentina Pilato, in carcere dallo scorso febbraio, sostiene di aver creduto che la bimba fosse nata morta e per evitare di fare esplodere lo scandalo in famiglia l’avrebbe gettata nel cassonetto, dopo averla chiusa in una sacca di colore rosso. Durante le prime fasi delle indagini si era detto che la piccola fosse morta in ambulanza, prima di arrivare in ospedale. La tesi della madre non è stata smentita dal teste, che ha potuto fornire solo alcune informazioni sotto il profilo clinico. La difesa, rappresentata dall’avvocato Enrico Tignini, punta a dimostrare la scarsa capacità di intendere e di volere dell’imputata.

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