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Cronaca

Polmonite uccide a 31 anni il prof che cantava i Tinturia, Analfino in lacrime: "Vito, non ti dimenticherò mai"

Il docente del Volta si è spento all'ospedale Civico. La sua grande passione era la musica. Il frontman della band agrigentina: "Sto picciotto se n'è andato all'improvviso. Aveva sconfitto il Covid ma questa malattia schifosa lascia strascichi"

Aveva battuto il Covid, che aveva preso tre volte nonostante il vaccino. Aveva vinto persino contro un cancro e superato una delicata operazione al cuore. Vito Nemoura, professore palermitano molto conosciuto per via della sua più grande passione - la musica -, suonava nella cover band dei Tinturia e anche se di anni ne aveva appena 31, di battaglie ne ha dovute affrontare molte. Nulla adesso lasciava presagire la tragedia, né che la situazione precipitasse all’improvviso: e invece una polmonite fulminante se lo è portato via in pochi giorni lasciando sotto choc tutte le persone che gli volevano bene, compreso Lello Analfino, il cantante che per lui era un idolo e che oggi lo ricorda in lacrime. Il giovane, originario di Villafrati, ma che aveva scelto Palermo come casa è morto ieri pomeriggio all'ospedale Civico dove era ricoverato in coma farmacologico da una settimana. 

“E' rimasto stabile fino a ieri mattina, non migliorava né peggiorava, anche se era attaccato ai respiratori (tuttavia era negativo ndr). In tarda mattinata la situazione si è complicata fino a compromettere le funzioni vitali, poi nel pomeriggio è deceduto”, raccontano ora gli amici che affollano la camera mortuaria non riuscendosi a dare pace. “Era un soggetto fragile, aveva avuto accesso al vaccino con priorità per via della sua pregressa malattia. Aveva sconfitto un tumore, vinto contro il Covid per ben tre volte. Aveva superato tutto brillantemente, senza stare neppure troppo male” spiega a PalermoToday Hubert Pennino, uno dei suoi più cari amici.

Nato nel 1990, insegnava geostoria all’Alessandro Volta, l’istituto tecnico di passaggio dei Picciotti a Brancaccio, anche se la sua grande passione era la musica. “Nella vita - dice ancora Hubert - faceva un po’ di tutto. Era un musicista, un cantante, gli piaceva il teatro, in più aveva appena cominciato a insegnare a scuola. Faceva la spola tra Villafrati (il Comune ha proclamato il lutto cittadino) e Palermo, ma era qui che viveva stabilmente. Aveva affittato una casa nella zona di via Oreto, viveva con i suoi coinquilini. Frequentava spesso la Vucciria, l’aveva scelta come casa base. Quante serate abbiamo passato alla Taverna Azzurra. Per noi era un rito: se non ci beccavamo in centro, 99 su 100 ci beccavamo lì. Ci faceva spaccare dalle risate. Riusciva a prendere le cose con ironia, se ti vedeva triste faceva di tutto per farti ridere. Il suo debole era la musica. Per questo era l’anima di due band: Smanie e i Tintoria abusiva, la cover band dei Tinturia. Ora che ascolto su Spotify ‘Traffico’, la sua canzone, mi rendo sempre più conto di quanto fosse un fuoriclasse”.

E a piangere questo giovane ragazzo morto troppo presto è proprio Lello Analfino che, raggiunto al telefono, non riesce a trattenere le lacrime. “Ci eravamo sentiti la mattina - racconta il frontman dei Tinturia a PalermoToday - prima che accadesse la tragedia. Mi chiedeva di utilizzare il logo della band. ‘Vitù, e che problemi ci sono?’ gli ho detto. Aveva mille progetti per la testa. ‘Dai che poi ci facciamo una bella mangiata tutti insieme’ ci eravamo promessi. La mattina dopo mi hanno detto che Vito era in coma al Civico. Oggi il tragico epilogo di un ragazzo, un ragazzo d’oro perché la gente lo adorava - ricorda commosso Analfino -. Io voglio ricordarmelo per sempre da vivo, perché è assurdo accettare che si muoia a 31 anni. Sto picciotto è morto per una polmonite, all’improvviso, aveva sconfitto il Covid. Ma questa malattia schifosa lascia strascichi. Non sono un medico, ma diversamente non riesco a darmi una spiegazione”.

Musica e ricordi sono adesso gli ingredienti per affrontare questa tragedia. “In questi due giorni sono stato veramente male - racconta ancora a PalermoToday Lello Analfino - perché spesso per il mio carattere non mi fermo mai. Così spesso ho il rammarico di non godermi troppo le persone. Io e Vito siamo stati insieme sul palco. A Mezzojuso c’era un festival, loro suonavano e gli abbiamo detto di cantare con noi. Fu epico e memorabile. Spesso mi è capitato di fare salire altri musicisti con noi sul palco. Questo però è uno dei più bei ricordi di sempre, il più bello che mi lega a lui. Lui veniva ai nostri concerti, non ne perdeva uno. Stava sotto il palco a fare casino. Non dimenticherò mai questo ragazzo che ha fatto una morte è tragica. Ma la morte è tragica - prosegue il cantante dei Tinturia -. Io sto invecchiando e da due giorni ci penso e non riesco a trattenere le lacrime perché 31 anni sono davvero pochi per morire, non c’è altra spiegazione. Penso ai familiari, anche agli amici che si dovranno privare. Peché diciamocelo: la morte è una privazione - conclude con la voce rotta dal pianto -. Adesso loro, noi, dovremo privarci della presenza di questo ragazzo e convivere con la sua assenza. Ho il rammarico di non averlo portato più volte con me sul palco, ma quell’unica volta che l’ho fatto credo di averlo fatto felice. E quel momento resta per sempre”.

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