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Cronaca

E' morto Salvatore Ligresti: quando sul suo impero piombò la mafia palermitana

Frequentò l'università a Palermo, fu protagonista dell'Italia del boom economico e degli scandali. Negli anni Ottanta il rapimento della moglie ad opera dei fedelissimi del capo della cosca "perdente" di Stefano Bontate

E' morto ieri sera a 86 anni Salvatore Ligresti, imprenditore e uomo d’affari spregiudicato e rampante. Nato a Paternò, era malato da tempo, ed è deceduto all'ospedale San Raffaele di Milano. "Maturato" a Palermo (frequentò la facoltà di Ingegneria), fu protagonista assoluto dell'Italia del boom economico e degli scandali e aveva costruito una fortuna grazie a investimenti e partecipazioni nelle principali società italiane. A lungo a era stato a capo della galassia assicurativa Fonsai. Ligresti è stato al centro anche di inchieste giudiziarie e di crac finanziaria. L'ultima gli era costata la perdita della società tra i leader del settore delle assicurazioni, poi rilevata da Unipol. 

Cinquant'anni di potere nati all'ombra della Milano da bere - scrive oggi il Sole 24Ore -  del boom economico e del mattone. Con l'Ingegnere siciliano impegnato a tirare le fila di immaginifici progetti immobiliari, sua prima fonte di guadagno e unica passione mai sopita. Uomo di grandi relazioni, prima tra tutte quella con Mediobanca e con Enrico Cuccia".

Il suo nome si è intrecciato con quello della mafia palermitana. Il 5 febbraio 1981 Giorgina Susini detta, "Bambi", moglie di Ligresti, viene rapita dai mafiosi Pietro Marchese, Antonio Spica e Giovannello Greco, fedelissimi del capo della cosca perdente dei ‘palermitani’ Stefano Bontate, il principe di Villagrazia. Sembra una scena degna de La Piovra. La signora sta andando a prendere a scuola i tre figli Jonella, Giulia e Paolo Ligresti, di 14, 13 e 11 anni all’uscita di una scuola in zona San Siro. Piombano tre mafiosi incappucciati a bordo di una Peugeot e la costringono a salire sull’auto. La signora Ligresti passa 56 giorni incatenata a una branda fin quando la famiglia paga 660 milioni di lire.

Il sequestro si risolse senza conseguenze per la Susini, che venne rilasciata a Origgio, grazie al pagamento di un riscatto di seicento milioni di lire. Due dei tre autori del sequestro, dopo essere stati individuati, furono ritrovati morti assassinati: Pietro Marchese, nel carcere dell'Ucciardone a Palermo, Antonio Spica esce in libertà vigilata e il suo cadavere viene trovato carbonizzato in una discarica, mentre Giovanni Greco scomparve nel nulla. La sua compagna venne poi stuprata e torturata dai corleonesi perché rivelasse il nascondiglio milanese di Greco, che la farà franca fino al 2002, quando si consegna

Nel 1984 Ligresti fu poi oggetto di un'inchiesta della procura di Roma e poi nel 1985 di quella di Milano per questi fatti, ma entrambe le inchieste non portarono a nulla. Protagonista dello scandalo delle cosiddette “Aree d’oro” nel 1986, nel 1992 don Salvatore, come era soprannominato, venne arrestato nell’ambito dello scandalo di Tangentopoli, accusato di corruzione per aggiudicarsi gli appalti per la costruzione della metropolitana di Milano e delle Ferrovie Nord. Nel carcere di San Vittore scontò 4 mesi.

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