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Cronaca

La facoltà di Scienze politiche perde una delle sue colonne: è morto il prof Umberto Gulli

Per quasi 30 anni ha insegnato tra le sedi del Collegio San Rocco e piazza Bologni. Si è spento dopo aver lottato contro una breve malattia

Lutto all'università di Palermo. E' morto a 68 il professore Umberto Gulli, docente di Storia delle dottrine politiche. Per quasi 30 anni è stata una delle colonne portanti della facoltà di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, tra le sedi del Collegio San Rocco e piazza Bologni. Si è spento dopo aver lottato contro una breve malattia. 

Aveva toni gentili con tutti ed era per questo tratto del suo carattere, prima ancora che per i suoi titoli che erano tanti, che riusciva a far breccia negli studenti e anche nei colleghi di dipartimento con cui ha condiviso anni di lavoro e ricerca. Così, mentre si distingueva per quel suo fare garbato che metteva d'accordo tutti, continuava a studiare: era infatti un grande appassionato del liberalismo politico e di John Rawls, un filosofo statunitense. 

Studiò a Firenze, dove si laureò con Cesare Luperini. Poi una borsa di studio lo portò a Fracoforte. Ma la Sicilia era la sua casa e in breve tempo vi fece ritorno. Dapprima per insegnare in un liceo di Bagheria, poi per insediarsi in facoltà come ricercatore in Storia delle dottrine politiche. Dal '94 ad oggi ha ricoperto l'incarico di vari insegnamenti, dalla Filosofia politica alla Storia delle istituzioni, e scritto pagine importanti dell'ateneo palermitano. 

A ricordarlo Pietro Violante, che fu anche suo professore quando era ancora agli inizi. "Umberto era un bell'uomo, socievole ma attento a difendere la sua privacy - scrive -. Per vent'anni ci siamo visti quasi ogni giorno all'ultimo piano della palazzina di piazza Bologni. Aveva la stanza tre ed io la quattro. Amava il silenzio e se ne stava per ore acquattato con un libro e una matita. Prendeva sempre appunti, anche nei consigli di facoltà. Poi faceva le domande: 1, 2, 3 e se le risposte non lo convincevano le riporoponeva. Gli studiosi che leggono, spesso ma non sempre, sono formidabili insegnanti. E lui alle lezioni spiegava e rispiegava. Lo faceva anche agli esami e chi passava aveva l'impressione che ad essere interrogato fosse lui e non lo studente". 

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