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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Malore improvviso, muore ragazzo di 18 anni: liceo Umberto sotto choc

Gabriele Rizzo frequentava il classico di via Filippo Parlatore. Il ricordo della sua professoressa di latino, Ada Magno, che non riesce a trattenere il dolore: "Era molto leale, un piccolo lord. Quello che mi risuona nelle orecchie è quell’ultimo giorno di scuola, un mese fa"

Esattamente un mese fa, il 6 giugno, aveva salutato compagni e professori dopo un anno a distanza recuperato solo sul finire con più presenze possibili. Un mese dopo è il liceo Umberto a piangere quel ragazzo di appena 18 anni che si era fatto amare sin da subito per i suoi modi garbati e gentili. E’ morto per uno shock anafilattico Gabriele Rizzo, studente palermitano che frequentava il quarto anno del liceo classico di via Filippo Parlatore.

La comunità umbertina ora è sotto choc. A tratteggiare il profilo di questo ragazzo è la sua professoressa di latino, Ada Magno, che non riesce a trattenere il dolore. “Gabriele era un ragazzo molto delicato, garbato, non ha mai avuto atteggiamenti di aggressività e prepotenza nei confronti di docenti o compagni - spiega a PalermoToday -. Frequentava la 4°A da quest’anno, un anno particolare che per via della dad ci ha permesso di conoscerci in maniera ridotta. Abbiamo però potuto apprezzare tutti il suo carattere. Non ha mai finto nessuna impreparazione. Era molto leale, un piccolo lord, questa sua trasparenza mi ha colpito dal primo istante”.

Un ragazzo timido e riservato che si è fatto apprezzare sin da subito per le sue doti umane. “Quest’anno nell’ambito di un progetto di alternanza scuola lavoro fatto con l’attore Sandro Dieli, si è chiesto ai ragazzi di parlare dei nonni - prosegue la prof -. Gabriele in quella occasione ha raccontato la storia del nonno che fu imprigionato in un campo di concentramento. Un momento di intimità della sua vita che ha voluto condividere con noi. Non ha mancato di ringraziare la scuola e il progetto per l’opportunità che gli ha permesso di scoprire le sue radici”. 

Adesso però è il tempo del dolore. “Quello che mi risuona nelle orecchie è quell’ultimo giorno di scuola - spiega ancora la docente -. Ero con loro il 6 giugno, ho detto ai ragazzi: “Leggete e studiate, ma non troppo. Godetevi la vita e pensate anche alle ragazze, a fare nuove conoscenze”. La risposta di Gabriele non si fece attendere: “Perché no?”. Era timidissimo e riservato, ma quello fu un modo per confermare il suo desiderio vitale. Questi ragazzi hanno vissuto la dad in una situazione di difficoltà emotiva. Il suo garbo interiore, la sua compostezza, il suo non andare mai oltre il limite non lo dimenticheremo mai”.

Nella mente della professoressa Magno e di un’altra docente, la professoressa Vaccaro, ora c’è l’idea di consegnare alla sua famiglia un diploma al merito così come fu per un’altra umbertina, Carmela Petrucci. “Sarebbe bello realizzare un diploma al merito, istituire una borsa studio - racconta ancora -. Farlo per questa famiglia sempre rispettosa delle istituzioni, dote rarissima”. Il padre era originario di Ventimiglia ed è nella Chiesa Madre del paese in provincia di Palermo che oggi pomeriggio si terranno i funerali. 

Ora di Gabriele restano i ricordi di una vita appena sbocciata ma già finita. Sul comodino un biglietto aereo per Barcellona. Aveva appena comprato dei jeans strappati e una camicia all’ultima moda. “Ma non li avrebbe mai indossati per venire a scuola - conclude la prof -. La sua forma era sostanza. Una misura che si manifestava nel modo di sedersi tra i banchi, era un ragazzo d’altri tempi con un’educazione che non è scontata. Alla fine dell'anno è venuto in presenza in più possibile, aveva un legame con questa scuola e noi con lui. Ecco perché è un lutto per la comunità umbertina che oggi piange per questo ragazzo pieno di vita, di sogni e di futuro”.

Come tutti i ragazzi della sua età, Gabriele amava il calcio. La sua squadra del cuore era l’Inter. “Tifava per i nerazzurri e questo era motivo di sfottò calcistico - racconta Francesco Lo Coco a PalermoToday, suo compagno di classe -. Era venuto nella nostra classe quest’anno, ci siamo conosciuti inizialmente in dad. Non abbiamo avuto modo di relazionarci sin dal primo momento, non c’era il contatto umano. Ma è stato spontaneo avvicinarsi a lui. Io sono milanista. In classe c’era dunque questo conflitto tra le parti. Il lunedì, con altri due compagni juventini, passavamo il tempo della ricreazione a commentare le partite, anche se era un ragazzo con cui si poteva parlare di tutto. Sempre composto, non aveva mai comportamenti sbagliati verso gli altri. Per quanto ha vissuto si è goduto la vita. L’ultima volta che l’ho visto è stato durante un calcetto. E’ stato il nostro modo di salutarci”.

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