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Cronaca

Lutto nel mondo della comicità palermitana, muore Enzo Buffa

L’attore si è spento all’età di 57 anni dopo un delicato intervento chirurgico. E' stato uno dei fondatori dello storico gruppo di cabaret nato nel 1982 "Lasciare libero lo scarrozzo". L'anno scorso aveva scritto un libro edito da Ex libris edizioni: "Colonia genesis, 23 aprile 2031… non mi sembra vero"

La comicità palermitana piange la scomparsa di uno dei suoi storici interpreti. Si è spento all’età di 57 anni l’attore teatrale Enzo Buffa, protagonista insieme a Giuseppe Biondolillo e Giorgio Pitarresi del gruppo "Lasciare libero lo scarrozzo". Il cabarettista è deceduto dopo un delicato intervento chirurgico cui si era sottoposto recentemente e per il quale, da uomo di grande fede, aveva chiesto ad amici e familiari di pregare per lui.

Buffa faceva parte del gruppo comico nato nel 1982 che ha portato in giro la "palermitanità" attraverso una satira di costume molto colorita ma priva di volgarità. L’anno scorso il comico aveva scritto un romanzo edito da Ex libris edizioni: "Colonia genesis, 23 aprile 2031… non mi sembra vero". Nel libro Buffa ha affrontato il tema dell’immigrazione e del reinserimento sociale di coloro che abbandonano la propria terra.

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Cos’era e com’era nato quel gruppo comico lo aveva raccontato più volte. "Tre ragazzi di un gruppo parrocchiale - come aveva scritto lo stesso Buffa sul portale PalermoViva - che per seguire il parroco dalla parrocchia di Sant’Agata si erano trasferiti in quella di San Tarcisio a Palermo. Ragazzi che fino ad allora facevano delle scenette scimmiottando 'La smorfia', il gruppo composto da Massimo Troisi, Lello Arena e Enzo De Caro e 'Palermo oh cara', l’opera di teatro popolare molto nota nella Palermo di quel tempo. Ragazzi impegnati che animavano la messa e che ogni tanto venivano rimproverati perché amavano ridere e far ridere, che avevano fatto piccoli spettacolini tratti da libricini che si compravano alle Paoline".

Poi, sulla scelta del nome del gruppo comico Lasciare libero lo scarrozzo, aggiungeva: "I nomi più strani e disparati vennero subito accolti con risa, sfottò e bocciati all’unanimità pure dal propositore. I panzarotti, Gli scafazzatos. Il bello è che da sempre, essendo prima amici e poi cabarettisti, possiamo dire quello che vogliamo sapendo che gli altri ti prenderanno in giro, ma tra mille cavolate una cosa buona ogni tanto la dici. Uno dei tre, leggendo distrattamente la saracinesca ai piedi della quale eravamo seduti, disse: 'E se ci chiamassimo Lasciare libero lo scarrozzo anche di notte grazie'? Gli altri due non gli sputarono per miracolo, ma il tempo passava e l’ora X di presentarci al pubblico stava arrivando. La mente era sempre più annebbiata e quando all’inizio dello show ci chiesero come vi chiamate, lo stesso disse quel nome che ci avrebbe caratterizzato".

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