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Cronaca Partanna-Mondello

Blitz di Greenpeace a Mondello: "U mari un si spirtusa"

Sporchi di petrolio hanno aperto sia in spiaggia che in mare due grandi striscioni con le scritte "No trivelle nel Canale di Sicilia" e "Meglio l'oro blu dell'oro nero". Sullo sfondo la barca a vela con il logo del tour siciliano

Protesta degli attivisti di Greenpeace questa mattina a Mondello. Sporchi di petrolio hanno aperto sia in spiaggia che in mare due grandi striscioni con le scritte "No trivelle nel Canale di Sicilia" e "meglio l'oro blu dell'oro nero". Sullo sfondo la barca a vela di Greenpeace con il logo del tour dal nome siciliano "U mari un si spirtusa" contro la minaccia delle perforazioni in mare.

Greenpeace a Mondello contro le trivellazioni in mare

"Meglio l'oro blu dell'oro nero" è anche il titolo del rapporto che Greenpeace lancia oggi per denunciare i rischi della corsa petrolifera già partita nel Canale. Nelle prossime settimane due le attività principali del tour: una spedizione scientifica che, tramite un veicolo filoguidato dotato di telecamera (Rov), documenterà la biodiversità dei banchi d'alto mare del Canale. Poi iniziative di sensibilizzazione per chiedere a tutti i comuni della costa meridionale della Sicilia di firmare l'appello al ministero dell'Ambiente per fermare le trivelle e tutelare il mare del Canale di Sicilia.

"I rischi creati dalle perforazioni off-shore sono inaccettabili per l’ambiente, per l’economia e per il benessere delle comunità che vivono sulla costa – sottolinea Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace. – Non possiamo permetterci un secondo “Golfo del Messico” nel cuore del nostro Mediterraneo. Perciò chiediamo agli amministratori locali e ai siciliani tutti di sostenere il nostro appello affinché il ministero dell’Ambiente fermi la folle corsa all’oro nero”.

Presenti in spiaggia a Mondello insieme agli attivisti, l’assessore regionale del Territorio e dell’Ambiente Alessandro Aricò, il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore alla Vivibilità del Giuseppe Barbera, che hanno pubblicamente firmato l’appello lanciato da Greenpeace. Sono già 17 i comuni che hanno aderito all’appello, insieme a numerose associazioni locali e di categoria.

Il Canale di Sicilia è uno dei punti più ricchi di biodiversità del Mediterraneo. Questo patrimonio è minacciato da ben ventinove richieste di ricerca di petrolio, di cui undici già autorizzate. L’Italia è un paradiso per i petrolieri. Se le richieste fossero tutte approvate, compagnie come Shell e Eni e altre meno note come la Northen Petroleum pagherebbero in totale poco più di 66 mila euro l’anno di canone per fare ricerca in un’area di oltre 10 mila chilometri quadrati. Inoltre, se trovassero il petrolio, pagherebbero delle royalties tra le più basse al mondo.

I rischi invece sarebbero tutti a carico della comunità: la stima dei danni per il settore turistico causati dalla Deepwater Horizon è di circa 18 miliardi di euro; anche un incidente nel Canale non sarebbe senza conseguenze: qui infatti si trova circa il 40 per cento della flotta da pesca regionale che genera oltre il 17 per cento dei ricavi nazionali per il settore, mentre l’insieme delle province che si affacciano sul Canale assorbe circa il 38,6 per cento del flusso di presenze turistiche regionali, con il 35 per cento degli occupati per alberghi e ristoranti.
 

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