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Venerdì, 29 Marzo 2024
Tribunale

"Minacce e botte ai medici dopo la morte della madre al Policlinico": condannati due fratelli

L'episodio al centro del processo risale a maggio del 2015. Dopo il decesso la famiglia della donna avrebbe invaso il reparto di Neurochirurgia. Uno degli imputati avrebbe detto ripetutamente "ti ammazzo" al primario e l'altro avrebbe ferito un altro dottore mettendogli le mani al collo

La madre morì al Policlinico e loro, secondo la Procura, avrebbero così deciso di entrare nel reparto di Neurochirurgia, di minacciare i medici e di aggredirne uno anche fisicamente, provocandogli dei graffi al collo. Adesso - a ben 7 anni dai fatti e con la prescrizione incombente - la seconda sezione del tribunale monocratico ha deciso di condannare due fratelli, ritenuti responsabili del caos seminato nell'ospedale.

Nello specifico, il giudice Livio Fiorani ha inflitto 2 mesi e 20 giorni di reclusione a Giuseppe Amato, che rispondeva delle lesioni, e un mese di carcere a Carmelo Amato, che era accusato delle minacce. Una sorella degli imputati, Maria Amato, che rispondeva solo di interruzione di pubblico servizio è stata invece assolta. Il tribunale non ha peraltro ritenuto sussistente quest'accusa per nessuno dei tre. 

I due medici aggrediti, il primario Domenico Iacopino e il dottore Carlo Gulì, si sono costituiti parte civile nel processo con l'assistenza dell'avvocato Stefano Giordano. Il giudice ha disposto che il risarcimento venga quantificato in sede civile, ma ha condannato gli imputati a pagare le spese legali ad entrambi.

La vicenda risale al lontano 27 maggio del 2015. La madre degli imputati era stata ricoverata al Policlinico, dove poi morì. I suoi parenti - come purtroppo accade spesso - avrebbero quindi preso d'assalto il reparto e avrebbero deciso di prendersela con i medici, che non avrebbero avuto alcuna responsabilità nel decesso della donna. Mentre Carmelo Amato avrebbe ripetuto più volte al primario "ti ammazzo", suo fratello Giuseppe avrebbe invece messo le mani addosso all'altro medico, stringendolo al collo. Era poi intervenuta la polizia e i tre fratelli erano stati denunciati a piede libero.

Per loro la citazione a giudizio risale al 2 marzo del 2017, ma poi il processo ha subito diversi rallentamenti, non ultimo quello legato all'emergenza per il Covid, e il giudice è cambiato diverse volte. Ci sono dunque voluti 5 anni per arrivare alla sentenza di primo grado. Il giudice depositerà le motivazioni tra 85 giorni. 

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