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Cronaca

Miccoli, le lacrime del "pentito": "Che ingenuo, volevo essere uno di voi"

L'ormai ex capitano del Palermo, con la voce spesso rotta dal pianto, chiede scusa a Falcone e alla città. "Ho chiesto scusa alla sorella del giudice. Non sono mafioso, in questi anni ho trascurato mia moglie e i miei figli". Ma Maria Falcone smentisce: "Mai parlato con lui"

Le occhiaie, la voce bassa. I singhiozzi, le lacrime, le parole che restano appese nell’aria. A metà. E poi la testa bassa, le mani davanti alla faccia.
Ventiquattro sedie, 50 persone in piedi. Flash, sussurri. Poi la grandinata di domanda. Trentadue minuti di conferenza stampa nel retrosala di un hotel all’ incrocio tra via Libertà e piazza Croci. Fuori una cinquantina di tifosi. A sfidare l’afa di fine giugno e a cercare lo sguardo più atteso. (GUARDA IL VIDEO)

Fabrizio Miccoli festeggia il suo compleanno nel modo più inedito. Si presenta in hotel alle 10.40. Spalleggiato da due bodyguard e dal procuratore-avvocato, che lo istruisce a dovere. La durezza dell’ex capitano del Palermo finisce qua. Il tempo di sedersi e di confessare: “Non dormo da tre giorni per tutto quello che è successo, chiedo scusa a tutti”. Lacrime prima, durante e dopo (nella foto Mediagol.it). Le parole più accorate sono per la famiglia. “L’ho trascurata e adesso voglio tornare a fare il padre di famiglia”. E per la città. “Sono stato uno di voi, ho cercato di essere uno di Palermo “Chiedo scusa a tutti, mi assumo le responsabilità, non sono mafioso. La mia famiglia mi ha insegnato i valori della legalità”.

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Francesco Caliandro, seduto al suo fianco, chiarisce subito, alla prima domanda scomoda, che mette in mezzo mafia, intercettazioni e Messina Denaro: “Abbiate pazienza, non possiamo parlare, non metteteci in difficoltà”.

Scaricato da tutti. Anche dai tifosi, che lo hanno osannato per sei anni. “Le lacrime non mi hanno convinto, poteva lasciare un ricordo migliore…”, spiega Michele Geraci, che anche oggi come ieri si è presentato davanti all’Excelsior per incrociare il suo ex idolo. Più duro Paolo Gambino: “Si deve solo vergognare. Le sue sono lacrime di coccodrillo. Avevo la sua maglia, oggi l’ho buttata”. Fuori dal coro la voce di Fabio Alfano: “La verità è che Miccoli stato fregato, è stato solo ingenuo. Alla fine ha aiutato chi era più debole di lui”.

Maglia rosa all'Albero Falcone - foto Campolo

Ma l’”intro” di Miccoli (“Ho contattato Maria Falcone che mi ha detto delle bellissime parole e che bastava chiedere scusa alla città per accettare le
mie)”, è stato poi smentito dalla sorella del magistrato ucciso dalla mafia nella strage di Capaci, che ha chiarito: “Non ho parlato con il giocatore. So che voleva parlarmi, ma non c’è stato alcun incontro. Le scuse non deve chiederle a me, deve chiederle a Giovanni, che purtroppo non c’è più, ai siciliani, alla città di Palermo, a tutti i palermitani ed ai tifosi che ha deluso”.

Le accuse, taglienti, lo fanno reagire. "Feste private coi mafiosi? Mai stato. Sono andato solo tre volte in discoteca ad agosto. Il lunedì mattina andavo a pesca con agenti della Digos. Frequentavo tutti", Miccoli è stanco. Parla, si ferma, prende la rincorsa. Singhiozza. La mano davanti alla faccia. Uno stress che l'ha spinto sul baratro e ora gli fa confessare: “Dal tribunale ieri è uscito un Fabrizio diverso. A 34 anni metto da parte la mia ingenuità e penso alla vita vera. Mia moglie e i miei figli. Ora mi sono tolto un peso. In questi anni non sono stato “Miccoli capitano del Palermo”, ma Fabrizio, con tutti, sperando di trovare persone pulite. Solo ora ho capito di avere sbagliato. Ho frequentato tante persone: mi citofonavano a casa, mentre ero con mia moglie. C’era gente che mi diceva che non aveva soldi per pagare le bollette della luce. Ho cercato di essere uno di voi, uno di Palermo”.

La voce rotta dal pianto, tante volte. Come alla fine. “I momenti più belli? Palermo-Samp per la Champions, la finale di Coppa Italia e tutti i gol che ho fatto. Uno per uno”. E giù lacrime.

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