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Cronaca

Il procuratore Messineo sicuro: "Comanda sempre Totò Riina"

Lo ha dichiarato durante la conferenza stampa seguita all'operazione "Apice" che ha permesso l'arresto del fratello del boss corleonese. "Il passaggio dai vecchi ai giovani è fallito"

gaetano-riina_1Matteo Messina Denaro? Il ricercato numero uno. Bernardo Provenzano? Un autorevole mediatore. Ma chi comanda Cosa nostra è sempre e solo lui, Totò Riina. Parola del procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, nel corso della conferenza stampa per l'arresto di Gaetano Riina, 78 anni, fratello del capo dei capi. Insieme a lui, sono finite in cella, altre tre persone accusate di associazione mafiosa ed estorsione. I due pronipoti del boss corleonese, Alessandro Correnti, di 39 anni, e Giuseppe Grizzafi, di 33, infine Giovanni Durante, 57 anni, di Bagheria, che risponde solo di concorso in un'estorsione contestata a Gaetano Riina, ai danni di un imprenditore del settore ortofrutticolo.

Mafia old style. "Il capo di Cosa Nostra è ancora Totò Riina, la mafia continua a essere uguale a se stessa - ha detto Messineo - e non ha intenzione di cambiare i suoi comportamenti, ancora profondamente legati alla logica del territorio. Il mio pensiero corre subito a Corleone, che però intendiamoci, non è più quella di tanti anni fa e i suoi cittadini hanno dimostrato una grande apertura nei confronti delle istituzioni”. Sono passati 18 anni dalla cattura di Totò Riina. Anni in cui si è assistito ad arresti eccellenti e pesanti condanne per i reggenti mafiosi. La tecnica dell’ “inabissamento” di Provenzano, la successione dei Lo Piccolo, i giovani rampanti Nicchi e company e le disperate ricerche del nuovo superboss Matteo Messina Denaro. Tutti fatti che sembrano non siano mai accaduti, spazzati via dalla leadership storica all'interno della Cupola. L’operazione Apice eseguita dai carabinieri di Monreale e dal Ros, secondo gli investigatori, chiarisce un punto: il passaggio del testimone dai vecchi ai giovani è fallito o non c’è mai stato, perché i nuovi padroni sarebbero ancora quelli di una volta: i Corleonesi, i Riina.

Da fratello a fratello. Gaetano Riina, il settantottenne fratello minore di Totò, era ormai diventato un punto di riferimento per le nuove leve della mafia, che stanno cercando di riorganizzarsi. I giovani mafiosi lo cercavano per un consiglio o per una raccomandazione. E lui non si tirava indietro, come fosse un vecchio padrino, anche se non ha mai avuto una condanna per mafia. Questo dicono le indagini dei carabinieri di Monreale e del Ros, coordinate dal sostituto procuratore di Palermo, Marzia Sabella e dall’aggiunto Ignazio De Francisci. Il cognome Riina conta ancora molto: Gaetano avrebbe ereditato dal fratello Totò, in carcere dal 1993, una rete di relazioni e di complicità. Per questa ragione, Gaetano Riina è stato arrestato con l’accusa di associazione mafiosa ed estorsione.
 
Da Corleone a Mazara. Per quasi due anni gli investigatori dell’Arma l’hanno tenuto sotto controllo, grazie a microspie e a intercettazioni telefoniche. Gaetano Riina abitava a Mazara del Vallo, nel Trapanese, ma si spostava spesso a Corleone. Nella sua città d’origine seguiva passo passo le attività dei due nuovi reggenti: Giuseppe Grizzaffi, figlio di una sorella dei Riina, e il cognato Alessandro Correnti. Anche loro sono finiti in manette questa mattina, con l’accusa di associazione mafiosa.
 
Le indagini. I carabinieri della di Corleone hanno seguito praticamente in diretta le ultime mosse di Cosa nostra. I summit, le estorsioni fra Corleone e Mazara del Vallo, e soprattutto la gestione dei proventi degli affari. Una parte dei soldi del pizzo e gli affitti di alcuni immobili intestati a prestanome sarebbero andati direttamente a Ninetta Bagarella, la moglie di Totò Riina. Ma è tempo di crisi anche per Cosa nostra, tant'è che la signora Riina si lamentava dell’esiguità della sua rendita, che serviva anche per le spese legali del marito.
 A tenere la cassa erano Grizzaffi e Correnti, con la supervisione di Gaetano Riina. Anche se per eredità dinastica lo scettro del potere su Corleone sarebbe spettato solo a Grizzaffi, figlio dell’ex reggente, Giovanni, sposato con una delle sorelle Riina. Ma il giovane Grizzaffi veniva ritenuto inadeguato per il ruolo. Anche questo emerge dalle intercettazioni. Neanche i familiari gli perdonavano la sua passione eccessiva per l’alcol. E allora era stato affiancato da Correnti.
Intanto, Gaetano Riina continuava ad atteggiarsi a tranquillo pensionato di provincia. Ma ogni tanto partecipava anche a summit mafiosi. E dispensava i suoi consigli, soprattutto per organizzare sempre nuove estorsioni, soprattutto agli imprenditori che operavano nel settore degli appalti pubblici.
 
Accordi con camorra e 'ndrangheta. L'anno scorso, il nome di Gaetano Riina era emerso nell'ambito di un'indagine della Dia di Roma sugli affari di 'ndrangheta e camorra a Fondi, dove opera uno dei maggiori poli agroalimentari d'Europa. Le intercettazioni documentarono accordi imprenditoriali tra diverse consorterie criminali: in provincia di Latina c'erano i Tripodo di Reggio Calabria, i Mallardo di Giugliano, i Casalesi, e soprattutto alcuni mafiosi trapanesi. "Dall'indagine emergeva un rapporto fiduciario fra questi siciliani e Gaetano Riina", ha scritto Fabrizio Feo nel suo libro inchiesta (La mafia del camaleonte  -  Rubbettino editore) sull'ultimo grande latitante di Cosa nostra, il trapanese Matteo Messina Denaro. Nel libro viene raccontata la storia di quella indagine a Fondi, che alla luce degli arresti di oggi assume un'importanza davvero particolare. Se lo chiedevano gli investigatori della Dia: "E' solo una coincidenza che Gaetano Riina si sia trasferito da tempo da Corleone a Mazara, nella provincia dove il successore di Riina e Provenzano ha il fulcro del suo potere?". A quanto pare non era solo una coincidenza.

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