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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Mazzette al Comune, chiusi gli interrogatori: Seminerio nega presunti favori da Li Castri

Oltre al progettista - che ha chiarito i rapporti con l'ex socio - sono stati sentiti il costruttore della “Biocasa srl”, Francesco La Corte e l’ex consigliere comunale Giovanni Lo Cascio. Quest'ultimo si è avvalso della facoltà di non rispondere

Chiusi gli interrogatori per gli arrestati nell’ambito dell’inchiesta sul presunto giro di mazzette al Comune finiti ai domiciliari sabato con l’operazione “Giano Bifronte” dei carabinieri e della guardia di finanza. Stamattina, davanti al gip Michele Guarnotta, sono stati sentiti l’ex consigliere comunale, nonché presidente della seconda Commissione, con competenze anche sull’Edilizia privata, Giovanni Lo Cascio, il costruttore della “Biocasa srl”, Francesco La Corte ed il progettista Fabio Seminerio.

L’unico ad avvalersi della facoltà di non rispondere è stato Lo Cascio (difesa dagli avvocati Giuseppe Gerbino e Salvatore Battaglia), mentre La Corte (assistito dall’avvocato Massimo Motisi) ha respinto le accuse e fornito una sua versione dei fatti per più di un’ora. Infine Seminerio (difeso dall’avvocato Enrico Sorgi) ha deciso anche lui di difendersi ed ha parlato per un paio d’ore. Nello specifico, ha chiarito i suoi rapporti con il funzionario del Comune, Mario Li Castri (arrestato anche lui sabato), ammettendo la collaborazione professionale con lui, ma negando che questa fosse proseguita quando Li Castri aveva avuto incarichi a Palazzo delle Aquile. Mai avrebbe ottenuto favori dall’ex socio – ha spiegato al gip – e la prova sarebbe evidente: i due progetti da lui presentati furono entrambi bocciati proprio da Li Castri. Seminerio ha inoltre detto di aver conosciuto l’ex boss Filippo Bisconti, ma da imprenditore e soltanto in relazione ad un incarico seguito da una sua azienda. Appena il pentito era stato arrestato nel 2015, il progettista avrebbe troncato ogni rapporto.

Ieri erano stati interrogati Li Castri, il costruttore della “Biocasa srl”, Giovanni Lupo, l’ex consigliere comunale di Italia Viva, Sandro Terrani, ed il dirigente del Comune Giuseppe Monteleone. Tutti avevano risposto alle domande del giudice, negando le accuse di corruzione legate a tre piani costruttivi, mosse dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dai sostituti Giovanni Antoci, Andrea Fusco e Francesco Gualtieri. 
 

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