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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Libertà

Crisi del sistema penitenziario, manifestazione Sippe all'Ucciardone

"Protestiamo anche perché bisogna eliminare gli sprechi per aumentare le risorse disponibili per la sicurezza dei cittadini. Il comparto sicurezza del quale fa parte anche il corpo di polizia penitenziaria, ha subito negli ultimi anni dei pesanti tagli di risorse"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PalermoToday

La Cgil Funzione Pubblica di Palermo, il Si.P.Pe. (Sindacato Polizia Penitenziaria) e l’AD&T (Associazione Diritti e Tutele), hanno promosso per il 20 aprile 2015, dalle ore 11.00 alle ore 14.00, nel piazzale antistante il carcere dell’Ucciardone, via Enrico Albanese n. 3 Palermo, una manifestazione pubblica per denunciare la crisi del sistema penitenziario Siciliano ed in particolare quella del carcere dell’Ucciardone che secondo le suddette organizzazioni,  rappresenterebbe la punta di iceberg dove gli operatori penitenziari operano in condizioni degradanti, ipotesi oltretutto ricorrente in tutti gli istituti penitenziari siciliani e che rappresenterebbe un’ipotesi di violazione della convenzione europea dei diritti dell’uomo, segnatamente sotto il profilo della violazione dell’articolo 3.

Dal 2011 ad oggi i vertici dell’amministrazione penitenziaria siciliana non hanno garantito condizioni lavorative compatibili con i parametri costituzionali e con quelli dello statuto dei lavoratori. Il personale lavora in ambienti insalubri, saturi di umidità, invivibili sia in estate per l'assenza di condizionamento che in inverno per l'inadeguato riscaldamento, laddove i poliziotti penitenziari tentano di sopravvivere nei periodi invernali con vetuste stufette elettriche quando funzionano. Impressionanti sono anche le condizioni igieniche e di sicurezza, completamente carenti, con cui il personale deve quotidianamente confrontarsi!

Appare superfluo a questo punto evidenziare la presenza di un profondo malcontento e di gravi problemi in seno alla Polizia Penitenziaria. La carenza di personale, il trattamento degradante a cui viene sottoposto, l'inesistenza di qualsiasi misura di sicurezza volta a tutelarlo, la vergognosa condizione dei luoghi in cui opera, la “sospetta" organizzazione del lavoro che determina giornalmente una disparità di trattamento, creando quindi una situazione allarmante. La turnazione del personale ovviamente non rispetta la norma, i turni mensili non vengono programmati (tranne per un ristretto gruppo di persone che operano all’interno di un reparto).

I “soliti” dipendenti non prestano MAI servizio durante i festivi, contrariamente a quanto disposto dagli accordi che ne prevede l'obbligatorietà. L’assenza del servizio mensa costringe il personale, costretto a lavorare anche dieci ore, a consumare un semplice panino quando però il bar interno è aperto. La presenza di manufatti in cemento amianto nel carcere dell’Ucciardone rappresentano un attentato alla salute dei lavoratori e a quella dei detenuti.

Massima comprensione per chi sconta una pena detentiva ma come in Italia spesso accade, si dà eccessiva priorità a situazioni rispetto ad altre che ugualmente, se non maggiormente, sono bisognose di tutela… non fosse altro che la Polizia Penitenziaria si trova a dover “scontare e subire” in carcere un trattamento “inumano e degradante”, senza avere mai commesso un delitto ma solo al fine svolgere il proprio lavoro.

Quanto appena descritto – dichiarano le suddette organizzazioni - non riguarda lo stato dei luoghi in cui si trovano a scontare la pena i prigionieri delle carceri Turche, bensì la condizione in cui si trovano a lavorare i dipendenti statali del Carcere dell’Ucciardone di Palermo, in Italia. La sicurezza e la dignità del lavoratore, così come costituzionalmente protetti e garantiti, vengono sistematicamente oltraggiati dal datore, ossia lo Stato stesso e proprio in un ambiente dove questo dovrebbe di converso promuovere se non addirittura reclamizzare la propria autorità e la propria efficienza.

Manifestiamo anche perché bisogna eliminare gli sprechi per aumentare le risorse disponibili per la sicurezza dei cittadini. Il comparto sicurezza del quale fa parte anche il corpo di polizia penitenziaria, ha subito negli ultimi anni dei pesanti tagli di risorse, peggiorando la situazione delle forze dell’ordine che hanno invece bisogno di maggiori strumenti per garantire la sicurezza sociale. Occorre razionalizzare i servizi, rimodellare le strutture e aumentare gli stipendi, attraverso una riforma delle forze di polizia ed in particolare del Corpo di Polizia Penitenziaria, così da rendere più efficiente l’assetto attuale.

I sindacati e le associazioni manifestano perché nel corso del tempo innumerevoli sono stati gli appelli, le denunce, le richieste ed i tentativi di sensibilizzazione rivolti a chi detiene la pubblica responsabilità nonchè il dovere giuridico e morale di porre rimedio ad una realtà non più sopportabile, ma che ha ritenuto superfluo intervenire, procrastinando ad infinitum una situazione di pericolo nonchè di degrado che all'oggi, nell'inerzia e nell'imperante irresponsabilità degli organi di controllo, pare letteralmente al collasso e difficilmente rimediabile.

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