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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

I lavoratori dei call center protestano a Roma: folta la rappresentanza palermitana

Da piazza Giotto sono partiti circa 400 lavoratori a bordo di 10 pullman messi a disposizione da Almaviva. Assieme ai colleghi di tutta Italia chiedono condizioni di lavoro dignitose, protestando per la preoccupazione di perdere il lavoro

"E' arrivato il momento di dire basta!". Il popolo dei call center "invade" la capitale: anche da Palermo sono partiti 400 lavoratori Almaviva a bordo di dieci pullman messi a disposizione dall'azienda che, insieme ai colleghi di Catania, raggiungono quota mille. Con le cuffie nelle orecchie e tanta voglia di urlare per invocare condizioni di lavoro dignitose. E' partito questa mattina da piazza della Repubblica (Roma) il corteo degli operatori che chiedono il rilancio di un settore che impiega in tutta la penisola circa 80 mila addetti.

Protesta dei call center a Roma - foto Gabriella Ciraulo

"BASTA!" - "Diversi negli anni - si legge in una nota di Cisal Comunicazione - sono stati gli appelli, sia alle istituzioni, sia a tutti gli attori in causa, che però non hanno mai avuto delle vere risposte e che hanno lasciato migliaia di famiglie (80 mila stimate in Italia), alle prese con un futuro incerto e con la precarietà del posto fisso. Solamente in Sicilia i call center impiegano circa 9 mila lavoratori tra i 25 e i 50 anni". A indire lo sciopero e la manifestazione nazionale sono stati i sindacati di settore Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil. Il corteo, che conta oltre cinquemila anime, è capeggiato dallo striscione "Contro delocalizzazioni e dumping". Da Palermo la manifestazione era stata lanciata dagli stessi lavoratori con una "gara di selfie".

Il "popolo dei call center" chiede di aver migliorate le condizioni lavorative. Secondo i sindacati di categoria, il Governo avrebbe il dovere di premiare le aziende "serie", cioè quelle che lavorano in regola, allineandosi alla direttiva 2001/23/CE a tutela dei lavoratori che mira a non delocalizzare le attività nei paesi che non fanno parte dell'Unione europea. E' questo il fenome conosciuto come "dumping", una vera e propria "spada di Damocle" sulla testa degli addetti ai lavori italiani. Il timore paventato dai sindacati è che possano perdere l'occupazione migliaia di lavoratori, tutti quelli che non sono stati stabilizzati negli anni attraverso circolari e piani lavoro.

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