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Cronaca Castelbuono

Disabili maltrattati a Castelbuono: "Lì è come un manicomio, ci manca solo che li leghino ai letti"

Le intercettazioni dell'inchiesta "Relax" che ha portato a 17 arresti. Una psicologa avrebbe avuto dei sospetti sui metodi utilizzati: "Non ho la certezza al 99 per cento che alzino le mani ai ragazzi, ma qui prima o poi scoppia una bomba". La professionista è stata interdetta per un anno come altri 12, tra educatori, logopedisti e fisioterapisti

"Tu ce l'hai presente un manicomio? Uguale, identico, ci manca solo che li legano ai letti e poi siamo a posto, siamo pronti per la D'Urso precisi (cioè per finire nel programma condotto da Barbara D'Urso, ndr)", è così che si commentava senza troppi giri ciò che sarebbe avvenuto all'interno della "Suor Rosina La Grua", la struttura di Castelbuono finita al centro di un'inchiesta della guardia di finanza anche per presunti maltrattamenti sui pazienti, 23 persone con disabilità fisiche e problemi psichici. 

"Prima o poi una bomba scoppierà"

I pazienti, come ricostruito dalla Procura di Termini Imerese, sarebbero stati picchiati e umiliati, ma anche rinchiusi nella così detta "stanza relax", uno spazio di una decina di metri quadrati, completamente vuoto, dove sarebbero stati lasciati senza alcuna assistenza, costretti persino a fare i loro bisogni a terra, nonostante implorassero di uscire, chiedessero da bere o da mangiare. Come emerge dalle intercettazioni, qualcuno all'interno della struttura avrebbe avuto seri dubbi sui metodi utilizzati, come per esempio la psicologa Concetta Pollicino, indagata anche lei e alla quale il gip Angela Lo Piparo ha interdetto l'esercizio della professione per un anno. "Prima o poi una boma scoppierà", diceva infatti.

Le intercettazioni: "Come in un lager, tra abusi sessuali e torture"

I nomi dei professionisti interdetti dal giudice

Per 17 persone sono scattati gli arresti, ma l'interdittiva per un anno, oltre che alla psicologa, è stata applicata anche ad altri professionisti: le educatrici Lucia Cicero, Erica Ferrarello, Valentina Impallomemi, Paola Lo Re, Rossella Martorana, Sara Raimondo e Rosalba Sferruzza, la logopedista Chiara Sottile, la fisioterapista Fiorenza Sottile, l'assistente sociale Giuseppina Giambelluca, l'inserviente Vincenzo Di Maria e l'operatore sociosanitario Antonino Giambona.

"Alzano le mani ai ragazzi, è un reato e non è ammissibile"

La piscologa a uno degli indagati diceva: "Io non ho la certezza al 99 per cento che alzano le mani ai ragazzi, fin quando non ci sono le telecamere, 'sta cosa noi non ce la togliamo e vedi che è un reato penale... Non è ammissibile". E aggiungeva: "Se fosse mio figlio là dentro, mio padre, mia sorella, io una cosa del genere non la vorrei, è la prima cosa che si deve eliminare...".

Le immagini dei maltrattamenti | video

"Ai pazienti neanche una felpa, stavano morendo di freddo"

In un'altra intercettazione Pollicino confidava ad un'amica: "La cosa mi dispiace tanto, ma te lo dico proprio col cuore in mano, se io vedo che non c'è cura dei ragazzi, l'altro giorno mi sono arrabbiata come una bestia che erano vestiti stavano morendo di freddo e avevano la polo di cotone, dico che ci costa mettergli una felpa, queste cose mi fanno diventare pazza". Dalle immagini riprese dagli investigatori emergerebbe proprio che anche con temperature basse diversi pazienti sarebbero stati non solo vestiti in maniera molto leggera, ma alcuni di loro - per via delle loro patologie - sarebbero stati soliti spogliarsi e girare nudi nel cortile, senza che nessuno muovesse un dito.

"Se volete che andiamo tutti in galera, io faccio entrare i carabinieri"

In un altro caso Pollicino affermava: "Prima o poi una bomba scoppierà" e sosteneva che "loro (i titolari dell'associazione, ovvero i componenti della famiglia Di Marco, ndr) erano i primi a giustificare due schiaffi, perché con due schiaffi si cresce meglio, testuali parole mi ha detto Carla (Di Marco, ndr) e le ho detto: 'Se volete che andiamo tutti in galera... Io ti faccio entrare i carabinieri', dice: 'Ma arrestano a mio papà', ma non è un problema mio 'io in galera per te, per tuo papà e per un deficiente di operatore non ci vado'". In un altro caso la psicologa avrebbe parlato esplicitamente della possibilità di fare un esposto in Procura. Tuttavia, nonostante la gravità dei fatti, questo non sarebbe mai avvenuto.

Il consulente: "Ospiti lasciati nudi e senza alcuna assistenza"

Gli inquirenti, coordinati dal procurature capo Ambrogio Cartosio, hanno chiesto anche una consulenza a un esperto, per definire in maniera chiara quali sarebbero state le condizioni nella struttura. Il consulente parla di "un'attenzione non adeguata nei confronti dei pazienti, ad esempio risulta ricorrente che uno di loro si spogli e resti completamente nudo, muovendosi negli spazi in cui si trovano gli altri pazienti, in alcune registrazioni resta nudo anche per lunghe fasi, senza che nessuno intervenga per coprirlo o invitarlo a rivestirsi". 

"Livelli di sorveglianza insufficienti"

Inoltre, scrive ancora l'esperto, "l'assenza di operatori nel cortile non ha permesso di intercettare e interrompere le azioni moleste ed esibitive a sfondo sessuale" di un paziente nei confronti di un'altra ospite. Quindi "tutti gli elementi portano a ritenere che, almeno in alcuni turni, il livello di attenzione e sorveglianza da parte degli operatori sui pazienti fosse insufficiente".

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